Legambiente dal XVI Forum QualEnergia commenta l’accordo del summit internazionale sul clima:“Primo timido passo avanti con la “transition away” graduale per la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone.
Bene l’impegno a triplicare le rinnovabili e il raddoppio dell’efficienza energetica.
Ora l’Europa insieme all’Italia faccia la sua parte. Al nostro Paese chiediamo subito una road map nazionale della decarbonizzazione che metta al centro l’aggiornamento ambizioso del PNIEC e la rimodulazione e cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030”
Tre i talloni d’Achille di questo accordo: il ricorso alle tecnologie d’abbattimento di emissioni di anidride carbonica, l’utilizzo di combustibili fossili per garantire la sicurezza energetica, e il mancato impegno concreto per la finanzia climatica indispensabile.
“L’accordo della Cop28 sancisce per la prima volta l’uscita dalle fonti fossili in modo da raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, con un’accelerazione dagli anni di qui al 2030, triplicando le rinnovabili e raddoppiando l’efficienza energetica. La scelta di prevedere una “transition away” graduale per la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta un timido passo avanti su cui, però, ora i Paesi devono dimostrare azioni decise, senza più tentennamenti o inspiegabili rinvii, perché il tempo incalza e la crisi climatica avanza ad un ritmo sempre più veloce. Ben venga l’impegno a triplicare le rinnovabili e a raddoppiare l’efficienza energetica. Ora l’Italia deve fare la sua parte in linea con l’accelerazione che dovrà esserci a livello europeo e ascoltare la scienza. Dal Governo Meloni – continua Ciafani – ci aspettiamo un deciso cambio di passo con la definizione di una road map nazionale per la decarbonizzazione che preveda in primis una revisione ambiziosa del PNIEC per ridurre almeno del 65% le emissioni entro il 2030, mentre la versione attuale ci consente solo il 40%. Altro passo importante per l’Italia dovrà essere la rimodulazione e la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030. Il nostro Paese, sino ad oggi, si è dimostrato pro-fossile e poco rinnovabile. Nel 2022, stando al nostro ultimo report diffuso ieri in occasione della prima giornata del XVI Forum QualEnergia, i sussidi ambientalmente dannosi sono stati più che raddoppiati arrivando a quota 94,8 miliardi con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas; mentre le rinnovabili sono ferme sulla carta con 1.400 progetti in valutazione al MASE e in ritardo per le mancate semplificazioni. Solo investendo sulle rinnovabili l’Italia potrà colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65%, in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C, grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili”.
Tre talloni d’Achille dell’accordo: Per Legambiente l’Accordo siglato dalla Cop28 presenta però tre talloni d’Achille legati al ricorso alle tecnologie d’abbattimento di emissioni di anidride carbonica e all’utilizzo di fonti fossili come combustibili di transizione per garantire la sicurezza energetica. È inoltre mancato un serio impegno per la finanza climatica indispensabile per aiutare i paesi più poveri e vulnerabili ad accelerare la fuoriuscita dalle fossili.
“Ora l’Europa e l’Italia – aggiunge Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – dovranno impegnarsi affinché si acceleri questa uscita dai combustibili fossili raggiungendo almeno il 50% di rinnovabili e almeno il 20% di efficienza energetico per ridurre le emissioni del 65% entro il 2030, e così facendo arrivare alla fuoriuscita del gas fossile entro il 2035 (per raggiungere il 100% da rinnovabili nel settore elettrico) e dal petrolio nel 2040, e quindi raggiungere la neutralità climatica prima del 2050. Solo in questo modo a livello globale potremmo mantenere vivo l’obiettivo del grado e mezzo”.