L’indagine statistica commissionata biennalmente da Aqua Italia (federata Anima – Confindustria) per conoscere l’evoluzione di comportamenti e atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’acqua potabile da bere, in questa speciale edizione, ha voluto verificare eventuali modifiche nel consumo di acqua del rubinetto legate al tema pandemico, da Nord a Sud. L’indagine è stata realizzata da Open Mind Research su un campione di 2.000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana suddivisa nelle 4 macro-aree Nielsen: Nord Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), Nord Est (Veneto, Friuli V. Giulia, Trentino A.A, Emilia R.), Centro (Toscana, Lazio, Marche, Sardegna) e Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia).
Premesso che il quadro socioeconomico attuale e la pandemia hanno sensibilmente modificando le abitudini e i consumi degli italiani, l’82,7% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2020 di oltre il 5%. Circa la metà della popolazione maggiorenne italiana (47,3%) dichiara di bere sempre/quasi sempre l’acqua potabile del rubinetto in casa/fuori casa e si è evidenziato che nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo, +6,5% sulla media nazionale, i consumatori occasionali di acqua del rubinetto: Nord Ovest (50,6%), Nord Est (42,9%), Centro (54,8%), Sud (59,1%). Nel periodo di pandemia il 13,5% degli intervistati dichiara che ha iniziato a bere più spesso l’acqua del rubinetto. Nel dettaglio, si conferma la maggiore presenza di chi beve l’acqua del rubinetto sempre/quasi sempre tra i residenti nelle aree Nord Ovest (49,4%), Nord Est (57,1%) e Centro (45,1%), mentre si rileva una minore incidenza tra coloro che vivono nel Sud (40,9%), dove risulta più alta della media la percentuale di coloro che bevono acqua del rubinetto più raramente o mai (29,5% verso una media nazionale del 25,2%).
I motivi principali per i quali gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) afferiscono principalmente all’“attenzione per l’ambiente, per evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più rilevante rispetto agli anni precedenti, nello specifico Nord Ovest (29,6%), Nord Est (33%), Centro (20,8%), Sud (25,4%), alla “comodità nel disporne” Nord Ovest (28,2%), Nord Est (22,4), Centro (33%), Sud (18,4%) e alla consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” Nord Ovest (26,7%), Nord Est (20,1%), Centro (20,9%), Sud (24,4%), al “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” Nord Ovest (16,8%), Nord Est (22,6%), Centro (20,5%), Sud (24,9%), e “la bevo perché è buona”, Nord Ovest (25,7%), Nord Est (20,1%), Centro (23,2%) e Sud (13,3%).
In circa un terzo delle famiglie italiane (32,6%) è presente almeno un sistema di affinaggio dell’acqua, che permette di trattare l’acqua del rubinetto da bere, per ottenere migliori caratteristiche organolettiche. Significativamente più alta la presenza di almeno un apparecchio nel Sud della penisola (39,3%), seguita dal Centro (33,9%), Nord Ovest (28,8%) e Nord Est (26%). Il sistema di affinaggio più diffuso è la caraffa filtrante (13,3%), le apparecchiature per l’eliminazione del cloro/altre sostanze sono presenti nel 9,8% delle famiglie.
Nel corso del periodo pandemico la popolazione ha risposto in modo omogeneo sull’intera penisola: oltre il 50% degli intervistati dichiara di non avere cambiato le abitudini di consumo dell’acqua trattata al ristorante o al bar. Il 23,9% della media nazionale continua a bere acqua trattata se proposta Nord Ovest (24,2%), Nord Est (27,8%), Centro (27,5%), Sud (18,6%) e il 30,5% della meda nazionale preferisce continuare a bere l’acqua in bottiglia. Si osserva che circa il 29% degli intervistati dichiara di non essersi recato presso un bar/ristorante durante il 2020.
In merito alla preoccupazione degli italiani nei confronti della presenza di potenziali sostanze contaminanti, come ad esempio farmaci e sostanze chimiche, che non sono state ancora normate dalla legge italiana, se analizziamo le aree di residenza della popolazione, possiamo osservare che la preoccupazione maggiore per i contaminanti come farmaci e prodotti chimici viene espressa tra gli abitanti del Sud (32,1% vs 24,7% della media della popolazione). Al contrario, coloro che risiedono nel Nord della penisola manifestano una preoccupazione più contenuta per questa possibilità (23,1% e 18,3% vs. 24,7%).
Sempre più comuni mettono a disposizione dei propri cittadini, attraverso appositi chioschi/casette, acqua potabile trattata o non trattata, refrigerata e addizionata di anidride carbonica con l’obiettivo di valorizzare l’acqua potabile stessa. Nel Nord Ovest si registra una maggiore conoscenza della presenza di chioschi erogatori di acqua potabile (80,8% vs. 76,1% della media), Nord Est (69,7%),Centro (77,7%) e Sud (74,8%). Al contempo, nel Nord Ovest si registra la maggiore penetrazione di individui i quali, pur conoscendo questa opportunità, non la utilizzano (42,3%). Nel Sud della penisola è concentrata la popolazione che risiede in comuni che, stando alle dichiarazioni e alla conoscenza degli intervistati, non aderiscono all’iniziativa (26,8%).