“Chiudi gli occhi e immagina il fango. Ti entra dentro casa e sale, sempre di più. Ora aprili e immagina che i fondi per ricostruire ciò che hai perso non ci siano e che qualcuno sia responsabile per entrambe le cose. Ma non sei tu. Per Paesi interi questo fango è come una multa per un reato che non potrebbero commettere nemmeno se volessero. Sono quei Paesi che non contribuiscono a causare il cambiamento climatico ma ne devono pagare il prezzo”. Con queste parole, inizia il racconto di Silvia Lazzaris, voce narrante di “Yatapita”, il documentario ambientato in Tanzania e prodotto da Will Media con ActionAid.
Silvia ci conduce in un viaggio nel cuore della Tanzania, dove la siccità si alterna alle inondazioni e ben il 70% degli eventi meteorologici estremi è collegato al cambiamento climatico. Un Paese che contribuisce solo allo 0,03% delle emissioni globali di gas serra e dove le conseguenze della crisi climatica causano gravi danni all’economia nazionale, basata principalmente sull’agricoltura.
“La questione ambientale è indissolubilmente legata a quella della povertà, e non possiamo risolvere una senza l’altra. Se vogliamo veramente affrontare la crisi climatica, dobbiamo prestare attenzione ai problemi di giustizia sociale nei paesi più colpiti. Dobbiamo comprendere queste connessioni e ascoltare le voci, e impegnarci per chi chiede maggiore equità e giustizia” afferma Barbara Antonelli, Responsabile della comunicazione per ActionAid Italia.
Diretto da Olga Galati e scritto da Silvia Lazzaris il film racconta la storia di comunità e individui che subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici, evidenziando il ritardo dei paesi più ricchi nel rispettare le promesse fatte ai paesi del Sud globale, che già portano sulle spalle pesanti eredità coloniali e squilibri economici. Tuttavia, al centro del racconto non c’è la sofferenza ma la speranza. Attraverso interviste e storie personali coinvolgenti, “Yatapita” racconta una generazione di giovani coraggiosi che dimostra che il cambiamento è possibile quando ci si organizza socialmente e politicamente. Come recita la canzone che dà il titolo al docufilm, “sappiamo che esistono povertà, fame, alluvioni. Ma tutto passerà, supereremo le difficoltà.”
Happy Itros, una giovane attivista per il clima, è una delle protagoniste del documentario. Originaria di un villaggio nel sud della Tanzania, si è trasferita in città per migliorare le condizioni di vita della sua famiglia e ha fondato un progetto di agroecologia per aiutare le donne che vivono in estrema povertà: “ero una negazionista climatica ma dopo aver visto le persone colpite dalle alluvioni del 2020 ho iniziato ad aprire la mia mente perché ho capito che quello che stava accadendo, che la crisi climatica, era un problema reale”.
CHI FINANZIA LA CRISI CLIMATICA. In un momento in cui l’urgenza della crisi climatica è sempre più evidente, è preoccupante che i combustibili fossili e l’agricoltura industriale, i principali responsabili dei cambiamenti climatici, continuino a espandersi e a prosperare. Un recente studio di ActionAid ha rivelato che i finanziamenti privati alle cause della crisi climatica superano di 20 volte gli investimenti pubblici nelle soluzioni per contrastarla. A sette anni dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, le principali banche private mondiali hanno investito complessivamente 3.200 miliardi di dollari nell’espansione dei combustibili fossili, mentre altri 370 miliardi di dollari sono stati destinati sotto forma di prestiti e garanzie all’agricoltura industriale. Allo stesso tempo, il sostegno finanziario dei governi del Nord a favore dei Paesi in prima linea nella crisi climatica è stato stimato in circa 21-24,5 miliardi di dollari nel 2020, un evidente squilibrio che danneggia gravemente le comunità in Africa, Asia e America Latina. Con la campagna #FundOurFuture, ActionAid chiede alle aziende finanziate dalle banche private, ma anche da fondi assicurativi, fondi welfare pubblici e banche partecipate dagli Stati di interrompere immediatamente l’espansione dei progetti legati ai combustibili fossili e all’agribusiness. Ai governi l’organizzazione chiede una maggiore regolamentazione dei settori bancario e finanziario per fermare il finanziamento dell’espansione dei combustibili fossili e promuovere transizioni giuste verso soluzioni sostenibili.
Il documentario “Yatapita” è stato realizzato con il supporto di Food Wave, un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma DEAR e guidato dal Comune di Milano, con l’obiettivo di creare una nuova alleanza tra istituzioni, società civile e giovani per un futuro verde, inclusivo e sostenibile delle città. Info su foodwave.eu