Secondo il quotidiano Repubblica, il Governo avrebbe avuto intenzione di eliminare l’assegno unico, il sussidio mensile dedicato alle famiglie. Fortunatamente è arrivata una smentita.
Oggi, però, l’argomento che dovrebbe far discutere non è l’assegno unico che in questo momento è risibile, in quanto non copre la tassazione “ingiusta” che le famiglie sopportano sul reddito destinato a crescere i loro figli.
Dinanzi all’emergenza denatalità il tema centrale deve essere: come eliminare la discriminazione fiscale delle famiglie, che vengono tassate ‘’ingiustamente’’ sulle spese per crescere, formare ed alimentare i loro figli.
Lasciamo alla politica e ai tecnici del governo l’uso dello strumento più opportuno: assegno unico, quoziente familiare o detrazioni dal reddito, ma fondamentale è il principio secondo il quale: i costi sostenuti dalle famiglie italiane per la crescita, l’educazione e la formazione dei figli, non possono essere tassati, cosa che purtroppo avviene da decenni.
“Occorre considerare il nucleo familiare come un’impresa produttiva che genera, educa, alimenta e fa crescere i figli che sono il futuro, questo è il punto centrale per ripartire. Ci auguriamo che in piena emergenza denatalità, per la prima volta nella storia repubblicana si prenda atto di questa lecita richiesta. Basti pensare che i costi per ogni figlio si aggirano almeno sui 10.000 euro annui, è solo da questa cifra che si può partire per articolare provvedimenti fiscali non discriminatori per le famiglie, ormai cronicamente in affanno e sempre più povere” afferma Antonio Affinita, direttore generale Moige.