Con il via libera del Consiglio dei ministri di lunedì 18 settembre, il disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del codice della strada comincerà a ottobre il suo iter parlamentare. Le novità riguarderanno in particolar modo la guida in stato di ebbrezza e dopo l’assunzione di stupefacenti, con un inasprimento delle pene per i recidivi e si prevede una stretta anche su neopatentati, autovelox e monopattini elettrici (che necessiteranno di targa e assicurazione).
In vista di questi aggiornamenti occorre fare una riflessione più ampia, riguardante la tutela di tutti gli utenti stradali (automobilisti, pedoni e ciclisti) ed in generale di tutti gli abitanti della città.
Istat registra nel 2022 che su 166mila incidenti contati nel corso dell’anno, ben il 73%, è avvenuto su strade urbane. Le città del nostro Paese risultano infatti a misura di auto e non di persone, con un rischio altissimo per gli utenti vulnerabili, ovvero i pedoni e coloro che si spostano in bici, monopattino o altri mezzi di mobilità leggera.
I principali fattori di rischio, che aumentano la gravità e frequenza delle collisioni con autoveicoli è il peso dell’autoveicolo e la velocità. Il numero di autoveicoli in circolazione, inoltre, aumenta le probabilità di collisione. Per tutti questi motivi, molte città europee stanno guardando avanti già da tempo, convertendosi al modello “Città 30” (30 sta per limite di velocità di 30 km/h diffuso in tutta la città). Si tratta di un’idea di città che vuole invertire drasticamente le priorità: tutte le strade dovrebbero avere limiti di velocità a 30 km/h (in particolare quelle interne ai quartieri) e solo alcune (solitamente quelle di circonvallazione che permettono di spostarsi tra i quartieri) a 50 km/h. Nelle città europee in cui tale modello è stato già adottato, si è rilevata una diminuzione di gravità e numero di incidenti, decessi e di emissioni inquinanti, con una conseguente riduzione del rumore e del traffico. In Danimarca, per esempio, la riduzione di incidenti in tre anni nelle Zone 30 è stata del 77% e dei feriti addirittura dell’88%. A Londra il calo di incidenti è stato del 40% e dei feriti del 70%.
“Notiamo con rammarico che nel testo del Nuovo Codice della Strada approvato in Consiglio dei Ministri non sono presenti misure che vadano verso il modello di “Città 30” commenta Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo. “Questo modello di città, riducendo con interventi urbanistici la velocità e contemporaneamente incentivando il trasporto pubblico (riducendo i costi del biglietto ed aumentandone la capillarità), assicura una maggiore sicurezza per gli utenti più vulnerabili, portando al contempo ad una minor necessità di ricorrere ad automobili private e numerosi altri benefici” aggiunte Cavallo. “L’aumento delle sanzioni, infatti, non basta per aumentare la sicurezza in strada. La prevenzione si fa a livello culturale e di pianificazione urbanistica, ad esempio implementando il modello di città30” ha concluso.