Le dichiarazioni programmatiche alle Camere che costituiscono l’agenda politica di un nuovo Governo – commenta l’Anaao Assomed – hanno tralasciato di inserire la sanità tra gli obiettivi principali. Solo nella replica il Presidente del Consiglio ha trattato il tema, parlando di “valorizzare il ruolo dei medici di medicina generale e coinvolgere il sistema delle farmacie” per poi intervenire sul Covid, nel primo decreto, con il reintegro del personale sanitario non vaccinato.
Non proprio ciò che intendevamo con la richiesta di affrontare la carenza di medici specialisti, essendo peraltro gli interessati in numero esiguo, carenza che non risolverà certo con l’abolizione del numero chiuso a Medicina. Tuttavia, prendiamo atto del segnale politico.
La sanità, l’azienda con il più alto numero di occupati del Paese, attende attenzione politica e spazio nel programma del nuovo Governo. Come l’ospedale, la punta più visibile della crisi odierna della sanità pubblica, il luogo in cui si concentrano le competenze professionali specialistiche, la tecnologia più raffinata, e costosa, i farmaci più innovativi, la massima intensità di cure quando è in gioco la vita dei cittadini.
Il Governo deve sapere che il lavoro del medico ospedaliero, sempre più gravoso e rischioso per le aggressioni verbali, fisiche e legali, non regge la concorrenza con tipologie che godono di migliori condizioni, migliori retribuzioni e migliori trattamenti fiscali, quali flat tax e defiscalizzazione. E deve vedere i medici e i dirigenti sanitari pubblici costretti a rivendicare condizioni di lavoro dignitose nell’attesa di un contratto, finanziato a un tasso di inflazione pari a un terzo di quello attuale e in ritardo di 4 anni.
E per sapere e vedere deve indossare le lenti di chi sul campo lavora ogni giorno e ogni notte dell’anno. Altrimenti, nessuno si meravigli se 7 medici al giorno scelgono di abbandonare il lavoro pubblico, e non certo per carenza vocazionale.
La politica per troppo tempo ha abbandonato la sanità e il lavoro pubblico in sanità. Il Ssn è in affanno crescente, avviato a una progressiva privatizzazione e attraversato da diseguaglianze profonde che muovono il “turismo sanitario” lungo il gradiente Sud-Nord, pronte a diventare divaricazioni dopo l’autonomia differenziata promessa. Se ne farà una ragione il Presidente Mattarella, secondo il quale “La sanità pubblica va potenziata” soprattutto nella propria vocazione a “proteggere tutti i cittadini senza esclusioni”.
Per momenti straordinari occorrono misure straordinarie oppure il sistema muore. Servono risposte immediate perchè non c’è più tempo da perdere. A partire dalla prossima legge di bilancio, occorrono investimenti sul Fondo Sanitario nazionale, perchè l’Italia è in coda tra i Paesi del G7 per spesa sanitaria pubblica, prevista in calo nel 2023-2024 e al 6,1% del Pil nel 2025, un livello addirittura inferiore all’epoca pre-pandemica. E sulle risorse umane, per restituire ruolo e valore, anche economico, al lavoro dei Medici e dei dirigenti sanitari pubblici.
L’Anaao Assomed farà quello che deve fare. In difesa del Ssn, del lavoro pubblico e dei luoghi di cura in cui si identificano comunità professionali e civili, per impedire che il diritto alla salute diventi residuale, insieme con i cittadini che lo rivendicano e i professionisti che lo garantiscono.