La recente intervista a “Il Messaggero” della Ministra della Salute si segnala per la perentorietà delle affermazioni a salvaguardia del SSN, “la più grande opera infrastrutturale del nostro Paese”, fino al categorico “non lo smantellerò”, che l’Anaao Assomed apprezza assicurando ampio sostegno.
“Il solo gioco di difesa, però – dichiara Carlo Palermo, Segretario Nazionale dell’Associazione – non è più sufficiente. Limitare l’invadenza delle autonomie differenziate, un Robin Hood alla rovescia che vuole finanziare la sanità dei ricchi con i soldi di quella dei poveri, sulla cui costituzionalità anche il Ministro delle Finanze ha espresso più di un dubbio, è cosa buona e giusta ma per rilanciare il SSN occorre contrastare gli altri elementi della tempesta perfetta in corso”.
“A cominciare dalla crisi, non solo numerica, di quel personale il cui sacrificio economico è stato il fattore decisivo per la tenuta dei conti pubblici in questi anni assicurando miliardi di risparmio sul costo del lavoro. Il nuovo vestito di arlecchino che le Regioni stanno confezionando nel tentativo affannoso, ma non privo di lucidità, di raccattare specialisti per servizi sanitari che hanno contribuito a desertificare, nasce da creative politiche del personale con le quali esercitano l’autonomia voluta senza nemmeno passare per il Parlamento. Pur di continuare a fare cassetta, cercano lavoro da pagare al massimo ribasso, eludendo gli obblighi contributivi e perseguendo un progetto di impoverimento professionale della sanità pubblica, e del suo capitale umano, che oggi vale quanto le azioni della Lehman Brothers dopo il 15 settembre 2008. Ormai il lavoro medico è sbriciolato al punto che non esistono più parole per definirlo: a gettone, in affitto, a partita iva, in pensione, senza specializzazione ma con formazione nazionale o fatta in casa, esternalizzato, atipico e precario comunque. L’attacco allo stato giuridico mira al wash out della Dirigenza medica e sanitaria ed al trasferimento delle sue competenze professionali, malgrado l’essere in prima linea a fare fronte con risorse in calo ad una domanda di salute crescente e complessa, esposta alla delegittimazione sociale ed a rischi incrementali, anche di aggressione fisica, con stipendi inchiodati al 2010 grazie al blocco decennale dei contratti di lavoro ed allo scippo continuo delle risorse accessorie”.
“Sullo sfondo, un’abile strategia di marketing spinge la resistibile ascesa dei fondi sanitari e delle mutue aziendali, cui una improvvida manina ha anche concesso i benefici fiscali del terzo settore, a spese ancora una volta della fiscalità generale. L’offerta di prestazioni prevalentemente sostitutive, spesso inappropriate, spinge al consumismo sanitario e all’incremento della spesa sia privata che pubblica. Mentre il SSN è in apprensione per la sorte dell’incremento promesso dalla Legge di Bilancio 2019 per il biennio 2020-21, comunque lontano da quanto previsto dal Contratto di Governo che, però, per la sanità rischia di diventare carta straccia”.
Salvaguardare il SSN significa ricordare che non è un pozzo senza fondo, ma un investimento con il migliore rapporto in Europa tra costi e risultati, esiti clinici eccellenti in malattie a forte impatto sociale, come quelle cardiovascolari o neoplastiche, con un valore economico, considerando i settori produttivi collegati, pari a circa l’11% del PIL che fornisce lavoro ad oltre 2 milioni di cittadini.
“La Ministra – conclude Palermo – per l’impegno profuso, non può adattarsi al ruolo di fuggevole comparsa ma essere protagonista della sanità italiana nel rilanciare il Ssn, assicurando i finanziamenti indispensabili e fornendo risposte concrete alla svalutazione del lavoro, che ne è valore fondante, e una riforma nazionale della formazione post lauream che anticipi la età di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e valorizzi le capacità formative degli ospedali. Il tempo degli annunci è scaduto”.