L’Anaao Assomed chiede al Governo misure straordinarie e urgenti per impedire che il Servizio Sanitario Nazionale venga travolto dall’esplodere del numero dei contagi, legato alle caratteristiche della variante Omicron, che sta esercitando una pressione crescente sulle strutture ospedaliere e sul loro personale.
Medici e dirigenti sanitari, con organici già ridotti al lumicino, falcidiati dai contagi al punto da rendere problematica la copertura dei turni di lavoro, letteralmente non ce la fanno più, con i problemi di sempre intrecciati a quelli creati dal Covid, che ha fatto da acceleratore di fenomeni latenti. Servono soldi e personale aggiuntivo, senza il quale semplicemente non se ne esce.
Continuando a utilizzare il lessico bellico adoperato fin dall’inizio del contrasto alla pandemia, per evitare una Caporetto sanitaria occorrono misure urgenti dedicate all’esercito di chi rimane in trincea. Se oggi siamo costretti al contenimento, occorre procedere al rafforzamento delle linee di difesa, visto che l’enorme capacità infettiva del virus sta facendo ricadere sui pronto soccorso e sulle terapie intensive un numero enorme di accessi, una quantità di pazienti che il sistema sanitario ha serie difficolta a gestire.
Le aziende sanitarie hanno già avviato la riconversione di interi reparti e interrotto attività ambulatoriali e chirurgiche di elezione, portando acqua, in un gioco a vasi comunicanti, alla pandemia sommersa delle prestazioni negate. E hanno provveduto a revocare ferie e permessi a un personale in pieno burnout psichico e fisico, demoralizzato dopo due anni di superlavoro, esposto ad aggressioni non solo verbali, malpagato e costretto a carichi di lavoro massacranti. Ciononostante, medici, dirigenti sanitari e infermieri rimangono in prima linea, in quelle trincee che non possono essere abbandonate, pagando prezzi durissimi.
La legge di bilancio ha colpevolmente dimenticato le criticità di un personale che è il vero baluardo al dilagare di un virus dagli effetti disastrosi. Ora occorre rimediare con misure urgenti quanto incisive, evitando l’errore di sovrapporre il piano della politica con quello della sanità concependo le misure anti-virus come messaggi in codice per l’elettorato.
Per rinforzare i ranghi servono provvedimenti straordinari:
- affidare vaccini e tamponi ai 50.000 medici in formazione specialistica con appositi contratti retribuiti;
- consentire al personale sanitario la permanenza in servizio, su base volontaria e per almeno 6 mesi, dopo il raggiungimento dei limiti di quiescenza anticipata;
- aprire tutte le forme di reclutamento ai medici specialisti privi della cittadinanza italiana, come del resto prevede la legge;
- valorizzare, in maniera congrua da un punto di vista economico e con risorse dedicate, le attività dei professionisti sanitari a contrasto della pandemia, anche attraverso l’indennità di rischio biologico finora negata ai medici e dirigenti sanitari;
- coinvolgere maggiormente strutture e personale della sanità privata nella gestione della emergenza.
Il Governo non può continuare ad ignorare che il Presidente Mattarella ha voluto citare “come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo”.
Questo patrimonio di deontologia e di civismo non merita una frettolosa rimozione collettiva da parte di una politica in altre faccende affaccendata.