“In una recente lettera pastorale, la Conferenza Episcopale Italiana ha espresso la gratitudine, la riconoscenza, il rispetto e la stima “ai Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso”, si prendono cura dei malati e dei sofferenti. Lo stesso Presidente Mattarella, nel suo discorso del giuramento, ha ricordato l’esempio dei medici e degli operatori sanitari nel garantire nei momenti più critici per il Paese i servizi essenziali per i malati. Nell’emergenza sanitaria siamo stati, come dice Draghi, “quelli che hanno fatto di più”.
Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, la politica sembra dileguarsi. Un’eclatante dimostrazione è la recente bocciatura in Senato del subemendamento al decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù che prevedeva i ristori alle famiglie dei medici deceduti per Covid-19: un’occasione per dimostrare gratitudine alle famiglie dei medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia. Famiglie che, in molti casi, sono rimaste prive, insieme alla perdita umana, dell’unica fonte di sostentamento.
Ci chiediamo: chi deve ascoltare i medici? Chi risponde alla rabbia che sale da tutti gli ospedali e gli ambulatori d’Italia? A un grido di dolore che chiede, per donne e uomini, giovani e meno giovani, condizioni di lavoro sopportabili e meno burocrazia? Chi soddisfa richieste minimali di dignità professionale e salariale? Chi interviene per dare a questo mondo professionale un contratto di lavoro, scaduto prima ancora di essere discusso?
I medici che si sono contagiati e hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude, con abnegazione e alto senso del dovere, contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, camici, i più elementari dispositivi di protezione individuale, lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese. È giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a restituire loro una dignità professionale ed economica”.