L’Anaao Assomed fa appello alla sensibilità istituzionale e al senso di responsabilità delle forze politiche affinché si rendano consapevoli del delicato momento che vive il sistema sanitario italiano, evitando di assestargli il colpo mortale con una crisi al buio che ridurrebbe il raggio d’azione governativo.
La crisi di governo – denuncia l’Anaao Assomed – rischia di assestare il colpo finale al servizio sanitario pubblico e nazionale, un malato la cui prognosi rimane riservata e destinato, in assenza di interventi efficaci, a mere cure palliative.
Oggi essere curati nel sistema pubblico secondo i propri bisogni costituisce un diritto costantemente travalicato in tempi e modi. E non è questione di latitudine, anche se le diseguaglianze esistenti esercitano il loro peso.
Un esercizio provvisorio renderebbe ancor più sterile la legge di bilancio 2023, dalla quale medici e dirigenti sanitari attendono riconoscimenti tangibili al valore del loro lavoro e del loro ruolo, nonché risorse economiche dedicate, contrattuali ed extracontrattuali.
Il personale che ha salvato il paese da una Caporetto sanitaria, e che continua, anche in questa torrida estate, a presidiare da solo, in condizioni di lavoro impossibili, trincee che non possono essere abbandonate, non può essere liquidato con riconoscimenti verbali o foto ricordo o inviti a parate festive.
Servono interventi legislativi che riconoscano incrementi economici, diretti e indiretti, al capitale umano che rappresenta la spina dorsale dei sistemi complessi. Indispensabili assunzioni, bloccate da un tetto anacronistico, salvaguardia delle retribuzioni, falcidiate dall’inflazione prima ancora dell’avvio del tavolo contrattuale, condannato a partire in salita, modifiche delle condizioni di lavoro insostenibili, soprattutto riacquisizione del tempo e di quel fattore umano ormai perso nei meandri dei conteggi economici.
Il dirigente del Mef che in audizione alla Camera ha dichiarato sufficienti i fondi stanziati per il personale, riferendosi tra l’altro al dm 71 e non a quel dm 70 che necessita di profonde modifiche, dovrebbe sapere che l’Italia è il paese del G7 che spende meno in sanità, sia in rapporto al pil che in rapporto alla quota capitaria. E che senza incrementi sostanziali del Fsn la sanità pubblica continuerà a inseguire, anno per anno, le ragioni della propria sopravvivenza, salvo ritrovarsi, a ogni ondata epidemica, con gli stessi problemi delle precedenti, senza nulla avere imparato dalle tragiche esperienze vissute.
Una crisi di governo prima della legge di bilancio lascerebbe medici e dirigenti sanitari soli e impotenti davanti alla tragedia di una sanità pubblica che va liquefacendosi sotto i loro occhi. Privandoli della stessa possibilità di uscire da uno stato generalizzato di carenza di organico, di ruolo, di riconoscimento sociale e retributivo.
In queste condizioni la sanità pubblica scivolerà sempre più velocemente lungo il piano inclinato che la porterà alla privatizzazione, alla regionalizzazione estrema nel trionfo degli egoismi territoriali, alla frammentazione di un diritto costituzionale inalienabile fino a ‘governo contrario’. Un sistema povero per i poveri, e per chi lavora al suo interno, all’insegna di una sanità sempre più sostitutiva che integrativa.
I cittadini penalizzeranno nelle urne chi gioca con la loro salute e i medici e i dirigenti sanitari non si lasceranno inchiodare al ruolo di vittime sacrificali, mortificati anche da una diffusione, ai limiti della legalità, di un sistema di lavoro a gettone i cui livelli retributivi dimostrano che i soldi ci sono per tutti tranne che per loro.
L’Anaao Assomed fa appello alla sensibilità istituzionale e al senso di responsabilità delle forze politiche affinché si rendano consapevoli del delicato momento che vive il sistema sanitario italiano, evitando di assestargli il colpo mortale con una crisi al buio che ridurrebbe il raggio d’azione governativo.
La salute è il bene pubblico per eccellenza, anche nella considerazione dei cittadini, e va salvaguardato e valorizzato, insieme con il personale che ne assicura la fruizione, costi quel che costi.