“Non possiamo che condividere quanto scritto dal Comitato Onu sulla questione riguardante il cosiddetto Caso Cospito. Le violazioni dell’articolo 7 e dell’articolo 10 sono lampanti. Tuttavia bisogna nuovamente sottolineare come il 41 bis sia una forma di tortura non solo per Cospito ma per tutti i detenuti oggetto del cosiddetto carcere duro”, così in una nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani.
“L’obiettivo principale dell’inasprimento del regime di detenzione – voluto ed attuato dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino nel 1992 – era di eliminare le comunicazioni dei boss con l’esterno: possibile che questo giusto obiettivo, ancora oggi, si possa raggiungere solo attraverso la tortura dei detenuti? E poi si possono definire le oltre 700 persone in carcere duro come pericolosi criminali che hanno ancora la capacità di incidere all’esterno? E infine quali risultati ha portato il 41 bis in termini di lotta alla criminalità organizzata?
A trent’anni dalla strage di Capaci e di Via D’Amelio una cosa certa la possiamo affermare: è stata sconfitta la mafia stragista corleonese ma non la criminalità organizzata nel suo complesso che, invece, è viva e vegeta soprattutto grazie ai circa 14 miliardi (miliardi!) annui che le politiche proibizioniste sulle droghe di tutti i governi gli permettono di guadagnare. La camorra, la mafia e la ‘ndrangheta si combattano con l’antiproibizionismo non con la tortura”, conclude.