“Giusto cercare i responsabili ma, se non si analizzano le cause, intervenendo in modo sistematico ed adeguato sulla rete dei trasporti nel nostro Paese, il crollo del viadotto Morandi non resterà un caso isolato – così dichiara Pippo Ricciardello presidente provinciale dell’ANCE di Messina.
“Il governo – continua Ricciardello in una nota diffusa a seguito della tragedia che ha colpito Genova – dovrebbe subito varare un imponente piano infrastrutturale per tutto il Paese, coinvolgendo principalmente l’ANCE che rappresenta le più importanti realtà imprenditoriali e che meglio di chiunque altro conoscono i problemi infrastrutturali dei territori.
Non ci sono ponti o viadotti realizzati nella fine degli anni 60 che non siano a rischio crollo e non sempre ciò è dovuto alla mancata ordinaria manutenzione. – sottolinea il Presidente di Ance Messina- Bisogna, infatti, ricordare che il calcestruzzo veniva realizzato e posto in opera in modo manuale e, solo nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, si passò ad un sistema meccanizzato, utilizzando impianti di calcestruzzo, autobetoniere e auto pompe che certamente non erano all’avanguardia come quelli utilizzati oggi, causando, quindi, molte imperfezioni.
A ciò bisogna aggiungere l’evidente esposizione agli agenti atmosferici che negli anni hanno ulteriormente compromesso i materiali utilizzati a suo tempo. Oggi, esistono in Italia importanti realtà imprenditoriali che posseggono tecnologie all’avanguardia nel campo del monitoraggio e della diagnostica, in grado di prevenire ed evitare, se utilizzate nei tempi e nei modi corretti, disastri come quello che è successo a Genova.
Non si può dunque parlare di interventi di manutenzione, ordinaria e/o straordinaria, – precisa Ricciardello – se prima non si conoscono ed analizzano a fondo le cause che ne stanno alla base. Ciò è possibile solamente con una adeguata preventiva diagnosi delle nostre infrastrutture, provvedendo ad istituire un concreto piano di monitoraggio di tutte le opere realizzate in quegli anni, rivedere il sistema progettuale e, ove necessario, demolire e ricostruire come avviene nei paesi più evoluti del mondo. Certamente un paese civile come il nostro, non può essere da meno.”