ARTIGIANI CHIUSI (O QUASI) E NEL “MIRINO” DEGLI ABUSIVI

In questi primi 10 giorni di chiusura imposti per decreto a moltissime imprese commerciali e artigianali, non sono mancati i controlli da parte degli enti preposti, soprattutto nei cantieri edili e presso le aziende che hanno continuato a tenere aperto.

“Attività ispettive – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – più che giustificate, ci mancherebbe. Tuttavia, poco o nulla si continua a fare contro l’abusivismo e il lavoro nero. E’ vero che in questi giorni una parte degli oltre 3 milioni di lavoratori irregolari presenti nel nostro Paese è rimasta a casa.

Ma è altrettanto sicuro che molti altri hanno continuato imperterriti a lavorare abusivamente presso le abitazioni dei privati, approfittando della chiusura totale imposta agli acconciatori, alle estetiste e alla difficoltà da parte dei cittadini di reperire tanti artigiani che sono disponibili solo per le urgenze, ma non per gli interventi ordinari. E’ il caso degli edili, dei dipintori, dei fabbri, degli idraulici, degli elettricisti e dei manutentori di caldaie che in questi giorni stanno subendo una concorrenza sleale molto aggressiva da parte di coloro che esercitano queste professioni senza averne titolo”.

 

Dalla CGIA ricordano che, secondo l’Istat, l’esercito dei lavoratori “invisibili” presenti in Italia è costituito da 3,3 milioni di persone che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani per prestare la propria attività lavorativa. Pur essendo sconosciuti all’Inps, all’Inail e al fisco, gli effetti economici negativi che producono questi soggetti sono pesantissimi.