Governo e industriali del cosiddetto automotive trattano su come gli eredi della famiglia Agnelli continueranno a prendere soldi per la socializzazione delle perdite dovute alla loro incapacità. Il fantasma dell’auto elettrica aleggia nell’Europa protezionista e in un’Italia governativa che cerca gli anfratti per continuare a privilegiare il motore a scoppio (poi – vuoi mettere – lo dice anche l’americano Trump, quello che adora il capo del nostro governo…).
I soldi del Pnrr l’Europa li ha stanziati per un green deal preciso. Nella fattispecie c’erano 640 milioni a disposizione per le colonnine di ricarica delle auto elettriche. Il nostro ministero dell’Ambiente ha fatto un bando, ma è riuscito ad assegnare solo 96 di questi 640 milioni, cioè 3.800 stazioni di ricarica rispetto alle oltre 18.000 previste (1). Secondo il ministero l’insuccesso è dovuto allo scarso interesse per la mobilità elettrica nelle aree extra-urbane.
E’ il famoso gatto che si morde la coda.
Se le auto elettriche costano molto, e quindi se ne vendono poche, altrettanti pochi e temerari imprenditori si azzardano a farsi carico delle colonnine di ricarica.
E mentre oltre mezzo miliardo di euro torna a Bruxelles, i lavoratori delle fabbriche italiane (indotto incluso) sono sul lastrico, il governo balbetta in ginocchio verso Stellantis, la ex-Fiat studia e propone come farsi dare ulteriori soldi dai contribuenti italiani con l’occhiolino per produzioni tutt’altro che green.
Tre mondi diversi. L’Ue green a cui rimandiamo i soldi indietro delle colonnine; un governo italiano no-green che finanzia chi sul green ha fallito; una Comissione europea che, con dazi da capogiro, impedisce che sul mercato ci siano veicoli (come quelli cinesi) alla portata delle tasche dei consumatori, e che vacilla per produzioni di materie prime che ci possano portare a fare a meno dei cinesi.
Risultati: città come camere a gas, lavoratori a casa o in cassa integrazione per decenni, imprenditori accreditati (vuoi mettere, la famiglia torinese… come se non fosse bastata Alitalia) che socializzano le perdite e capitalizzano gli utili.
1 – Staffetta Quotidiana
Vincenzo Donvito Maxcia – presidente Aduc