I team di Azione contro la Fame si stanno già coordinando con gli attori internazionali e locali nella risposta umanitaria a questa grave crisi. “Stiamo rispondendo ai bisogni della popolazione colpita a Gaza distribuendo beni non alimentari come coperte e prodotti per l’igiene – afferma Chiara Saccardi, responsabile regionale di Azione contro la Fame per il Medio Oriente – e vogliamo estendere il nostro intervento all’acqua e ai servizi igienici”.
“Al momento – spiega Chiara Saccardi – abbiamo fornitori a Gaza che dispongono di scorte per poter distribuire nel modo più efficiente e rapido possibile forniture di base a breve termine come acqua, cibo, prodotti per l’igiene, pannolini, coperte e materassi. Tutto questo per alleviare le sofferenze delle famiglie e delle migliaia di persone colpite”.
Per il sesto giorno consecutivo, Gaza è rimasta senza elettricità, con ripercussioni sulla fornitura di servizi di base come acqua, servizi igienici e accesso al cibo. L’insicurezza alimentare non fa che peggiorare: il blocco totale imposto non solo impedisce l’ingresso di aiuti o forniture umanitarie, ma ha interrotto la refrigerazione, l’irrigazione e altri sistemi essenziali per la produzione agricola. Inoltre, il numero di famiglie che si spostano verso sud in così poco tempo sta sovraccaricando la capacità dell’area.
I nostri colleghi e le loro famiglie, anch’essi sfollati interni in fuga dalle bombe, ci dicono che anche quando i negozi sono aperti, è molto pericoloso cercare di accedervi per procurarsi cibo o acqua, perché non è ancora stato raggiunto un cessate il fuoco.
Un’altra grande preoccupazione è la mancanza di accesso all’acqua. Si stima che siano disponibili solo 3 litri d’acqua a persona per 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza, metà delle quali sono bambini. Inoltre, questa quantità rischia di diminuire di giorno in giorno con l’esaurirsi delle scorte e del combustibile utilizzato negli impianti di desalinizzazione.
Di fronte a questa situazione, la maggior parte delle famiglie di Gaza ricorre a fonti di acqua non potabile, come i pozzi agricoli. Questo li espone al rischio imminente di disidratazione e persino di un’epidemia di malattie infettive come il colera. Un’epidemia del genere, se dovesse verificarsi, renderebbe ancora più grave la crisi in atto.
Tra le persone più a rischio di carenza d’acqua e di malattie diarroiche ci sono i bambini sotto i cinque anni. Questa è la principale causa di mortalità infantile a livello globale e in questo caso si aggiunge alle molte altre vulnerabilità causate dalla violenza contro i civili.