Indagate 20 persone a Bari e in altri comuni pugliesi per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento di giovani ragazze rumene.
Le indagini che hanno preso spunto dalle denunce presentate da alcune vittime, hanno consentito di scoprire un’associazione criminale composta da cittadini rumeni, a cui prendevano parte all’occorrenza anche delinquenti locali, specializzata nello sfruttamento della prostituzione secondo uno schema noto in ambito europeo con l’espressione “Lover Boys”.
Nello specifico, si tratta di un sistema attraverso il quale giovani ragazze, dal fragile profilo emotivo e psicologico, prevalentemente per ragioni di tipo familiare, sono dapprima adescate e poi soggiogate, fino ad essere ridotte in uno stato di schiavitù.
Alcuni degli indagati svolgevano proprio il ruolo di “Lover Boys”, adescando le vittime nel Paese di origine, talvolta utilizzando i social network per mostrare alle vittime il proprio elevato tenore di vita, alimentando l’illusione di una vita migliore lontano dal proprio Paese.
Una volta stabilito il contatto, gli indagati, sfruttando la condizione di particolare fragilità delle donne per vincolarle emotivamente a sé e manipolandone i sentimenti, le sottoponevano a vessazioni via via crescenti, spacciate per “prove d’amore”, spingendole a raggiungerli in Italia. Alla fine i criminali riuscivano ad esercitare il totale controllo psicologico sulle vittime e le avviavano alla prostituzione, gestendone per intero i proventi.
Il reperimento degli alloggi e l’accompagnamento delle donne nei luoghi scelti per la prostituzione erano compiti che l’associazione spesso demandava ai complici italiani.
Non è mancato il supporto di alcune donne, compagne dei membri dell’associazione, le quali avrebbero contribuito a segregare e sorvegliare le vittime anche nell’uso di cellulari e social network.
Le indagini sono iniziate quando una delle giovani vittime fu travolta da un’auto mentre era in strada, da sola, subito dopo aver tentato di sottrarsi allo sfruttamento, riportando una grave frattura alla gamba sinistra. Gli investigatori hanno accertato che tale aggressione era stata decisa dal leader del gruppo criminale, conosciuto dalle vittime con il soprannome “il Principe”.
L’attività illecita consentiva all’organizzazione criminale di avere un giro d’affari di circa tre milioni di euro annui.
Dei 20 indagati, 12 sono finiti in carcere e 5 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.
Con il supporto del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia, proseguono le ricerche di altri tre membri dell’associazione, attualmente irreperibili.