Caccia: gravi le preaperture in regioni sconvolte da caldo e siccità

I ricorsi al TAR hanno permesso di fermare la preapertura in Campania e Calabria e la caccia alla tortora selvatica, specie in forte declino, in Basilicata, Umbria e Veneto…

La stagione venatoria 2024-25 si apre con i consueti tentativi da parte della lobby dei cacciatori di allungare il calendario venatorio e le specie cacciabili. Sulla tortora selvatica ad esempio, specie in netta contrazione e che avrebbe bisogno assoluto di essere esclusa dalle specie cacciabili, la Commissione Europea chiede di sospendere la caccia.

Altrettanto ha detto il nostro Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, ma alcune regioni, seguendo le associazioni venatorie, non ne vogliono sapere. Stessa cosa per quattro specie di anatre (moriglione, fischione, codone e mestolone). La Commissione UE ha chiesto la moratoria, il MASE si è adeguato ma alcune regioni le includono tra le specie cacciabili. Grave che si autorizzino le preaperture che vanno a incidere su specie fiaccate da caldo torrido e siccità, alcune di esse con i piccoli ancora nel nido.

A proposito di regioni, il WWF ha impugnato i calendari venatori di Marche, Emilia-Romagna, Lombardia, Calabria, Basilicata, Umbria, Campania e Veneto. Per queste ultime quattro, il Tar ci ha dato ragione. Molto probabile che lo stesso avverrà per la Sicilia. Continua la tendenza a violare i Key concepts, ovvero il documento che indica le date di inizio della migrazione prenuziale degli uccelli e che consente di non violare il divieto di caccia in questo delicato periodo. “Quest’anno – sottolinea Domenico Aiello – ai pareri ISPRA si associano quelli del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale, organo che su 17 componenti ha solo un’espressione di associazioni ambientaliste e una del mondo scientifico, mentre è rappresentato in maniera sproporzionata da cacciatori. Non a caso ha dato parere positivo a tutti i calendari. Il WWF, insieme ad altre associazioni, si è rifiutato di fornire una designazione per il Comitato per non avallare l’ennesima scelta filovenatoria del Governo e ha impugnato al TAR Lazio il decreto che ha istituito il CTFVN. Siamo in attesa di sviluppi”.