“In un’ottica propositiva finalizzata al miglioramento dell’attuale e drammatica situazione carceraria, avanziamo una ulteriore possibile soluzione. In particolare, qualora non si intendesse procedere mediante provvedimenti di clemenza o comunque mediante provvedimenti neanche lontanamente assimilabili a quelli di clemenza, e qualora non si intendesse puntare nemmeno su strutture prefabbricate, le uniche in grado di aumentare celermente i posti disponibili, potrebbe essere utile puntare sulla trasformazione del tempo residuo di pena in lavoro di pubblica utilità.
Il lavoro di pubblica utilità è già previsto quale pena sostitutiva della pena detentiva dall’art. 20 bis del codice penale. In questo modo, se la preoccupazione è quella di evitare degli sconti di pena, non ci sarebbe nessuno tipo di sconto, ed anzi i soggetti ristretti, invece che oziare all’interno degli istituti, se non peggio, coltivare dei propositi suicidari o di autolesionismo, potrebbero così prestare delle attività lavorative, recuperando fiducia e speranza in se stessi, e rendendosi oltretutto concretamente utili per tutta la collettività. La trasformazione della pena residua in lavori di pubblica utilità, risulterebbe essere una soluzione maggiormente praticabile rispetto ai domiciliari, che implicano la sussistenza o comunque l’idoneità di una abitazione”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.