Anaao Giovani esprime profonda preoccupazione per le dichiarazioni del Ministro Grillo relativamente ad alcune proposte finalizzate, secondo il governo gialloverde, a risolvere l’attuale carenza di medici specialisti e il cosiddetto imbuto formativo.
L’imbuto formativo a oggi è valutabile in circa 10.000 medici, cui è negata la possibilità del proseguimento nel loro percorso formativo post-laurea necessario per accedere al mondo del lavoro stabile. L’incremento a circa 7000 contratti di specializzazione annuali, previsto nella recente Legge di Bilancio, è certamente un passo in avanti, comunque assolutamente insufficiente per far fronte alla prossima uscita dal SSN di decine di migliaia di specialisti, almeno 52.500 entro il 2025.Servirebbero almeno 10.000 contratti per tentare di sostituire le uscite per pensionamento, accelerate dalla “Quota 100”, e invertire la tendenza all’espansione dell’imbuto formativo che entro pochi anni rischia di raggiungere la ragguardevole cifra di 20.000 unità. Ma su questo specifico punto la reticenza continua.
Anche la proposta di permettere l’assunzione nel SSN di medici neolaureati e abilitati con “mansioni non specialistiche” appare l’ultima espressione di un processo di dequalificazione del lavoro medico e di ulteriore svilimento economico di quel capitale professionale che regge tutti i giorni dell’anno, notti e festivi compresi, le sorti del servizio sanitario tenendo aperti i cancelli della “fabbrica della salute”. Senza contare i rischi sulla sicurezza dei pazienti se, in contesti organizzativi disastrati, la responsabilità delle cure fosse affidata a personale medico privo di competenze specialistiche.
“In particolare, dichiariamo la nostra contrarietà alla proposta di incrementare del 20% gli ingressi alla Scuola di Medicina e Chirurgia. Uno spreco stimabile in circa 300 milioni di € per ogni singolo ciclo di 6 anni, i cui risultati si vedrebbero tra 10 anni, quando la carenza attuale comincerà a rientrare”.
“Gli studi dell’Anaao Assomed dimostrano in modo inoppugnabile che non mancano laureati in Medicina, visto che nei prossimi 5 anni ne formeremo oltre 52.000 che si aggiungeranno a quelli già ora ingabbiati nell’imbuto formativo. Mancano gli specialisti a causa di una programmazione dei fabbisogni effettuata in modo scriteriato negli ultimi 10 anni con responsabilità che ricadono su tutti i governi, sia di centro-destra che di centro-sinistra. E la soluzione non può essere la frammentazione e la diversificazione dei processi formativi post laurea con doppi o tripli canali, delegati ad accordi tra le Regioni e le Università locali. La qualità della formazione deve essere garantita con standard elevati e con controlli nazionali, favorendo fin dai primi anni di corso la pratica clinica degli specializzandi in una rete di ospedali d’insegnamento che risponda a criteri di accreditamento omogenei.
Quanto tempo dovrà ancora passare per prendere atto della condizione che stiamo vivendo? Ignorare la realtà inseguendo inutili e costose chimere demagogiche porta solo al collasso del Servizio sanitario nazionale”.