“La Cassazione ha confermato l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino, nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dei pm palermitani contro il proscioglimento di Mannino, in Appello a giugno 2019. Assolto anche in primo grado, l’ex ministro e politico democristiano era accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato.
E’ la testimonianza – afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (Comitato collaboratori di Giustizia) di quanto alcuni pentiti non erano al servizio dello Stato ma dei boss di Cosa Nostra; il loro utilizzo distorto era teso all’eliminazione di quei soggetti che non favorivano la mafia bensì la ostacolavano. Un danno non solo per la credibilità del sistema inquirente, ma anche per quello dei collaboratori di Giustizia che, al contrario, nel tempo ha dimostrato tutta la sua efficacia nella lotta al crimine. La storia di Mannino fa parte di quella stagione di depistaggi che non vorremmo più vedere.
Ex ministro dal 1981 al ’90 nei governi Spadolini, Fanfani, Andreotti, Goria e De Mita, Mannino diventò bersaglio nel 1991 di un procedimento per presunti rapporti con mafiosi sulla base delle dichiarazioni del pentito Rosario Spatola. Formalmente indagato nel ’94, con l’accusa di voto di scambio, iniziò un iter processuale finito solo adesso, con la totale assoluzione.
La sua storia è dunque lunga e complessa: ma 29 anni per essere totalmente riabilitato sono troppi. La Giustizia – conclude Tirrito -, intesa sia come ordine giudiziario sia come concetto filosofico, non può permettersi questi tempi, bensì essere più veloce, Per essere più ‘vera’, credibile ed efficace”.