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CATANIA – Ascolto e dialogo con i cittadini che abitano la città, prima di agire per rispondere ai bisogni della comunità con nuove soluzioni architettoniche. La pianificazione urbana può sanare rotture fisiche e sociali tra il centro e le periferie: dal macro-intervento elle piccole opere, i processi di trasformazione della città passano dalla partecipazione. Lo sviluppo del futuro di Catania, oggi più che mai, è collegato anche all’impatto delle grandi infrastrutture che incidono sull’evoluzione di flussi economici e turistici strategici dell’Isola, tra queste il ponte sullo Stretto di Messina.
Il dibattito su questi temi che si è acceso durante il seminario “Partecipa-Azione” – organizzato a Palazzo della Cultura di Catania dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori – ha coinvolto istituzioni, professionisti e relatori degli studi internazionali Renzo Piano Building Workshop, Arup e Park Associati.
Ha aperto i lavori la presidente della categoria degli architetti Veronica Leone: «L’Ordine – ha detto – accende costantemente i riflettori sull’importanza del dialogo tra cittadini, associazioni, istituzioni e professionisti del territorio, perché tutti siamo coinvolti nei processi della rigenerazione urbana che risponde realmente ai bisogni del territorio». Anche la presidente della Fondazione degli Architetti PPC Eleonora Bonanno ha affermato che «la partecipazione è un tema centrale sviluppato nei workshop per favorire l’incontro tra progettisti e la cittadinanza affinché le soluzioni architettoniche possano essere in linea con le esigenze di chi abita i luoghi».
Paolo Colonna, associato dello studio Renzo Piano Building Workshop di Parigi, ha partecipato ai lavori evidenziando come l’ascolto sia la chiave per la trasformazione. «La gente che vive in un luogo può aiutarci a capirlo – ha sottolineato – a Librino c’è un esempio didattico di Renzo Piano su come bisognerebbe intervenire: occorre ascoltare tutte le categorie interessate a partecipare, prima di agire. Solo dopo è possibile trovare soluzioni piccole ma fatte al momento e nel luogo giusto. Nell’area etnea particolarmente fragile, il rammento sociale si è concretizzato facendo discutere persone che non avevano mai parlato insieme pur vivendo lo stesso quartiere da anni. Il rammendo fisico oggi attraversa un percorso pedonale che collega il palazzetto dello sport, i campetti di tennis, gli orti botanici per far capire alla gente che si vive insieme».
«Tra gli strumenti di partecipazione ci sono anche i concorsi indetti dalle amministrazioni pubbliche – hanno spiegato Alessandro Rossi (architetto associato e direttore dei progetti di Park Associati) e Michele Versaci (coordinatore strategy and proposal di Park Associati) – noi abbiamo vinto il concorso di idee per il Waterfront di Catania, abbiamo focalizzato l’attenzione sul rapporto col mare e con gli eventi alluvionali che spesso affliggono la città mettendo l’acqua al centro del progetto, abbiamo concentrato l’attenzione su 4 km, da Piazza Europa fino al faro Biscari, per immaginare la Catania del 2050». Durante il suo intervento Sara Candiracci (urban planner e associate director di ARUP’s Cities, planning and design team nella città di Milano e global leader for Social Value and Equity) ha trattato il tema dell’inclusione puntando sul coinvolgimento di categorie spesso ignorate come bambini, donne, anziani: «In diversi progetti – ha affermato – abbiamo pensato al gioco, disegnando spazi urbani dove anche le donne e gli anziani potessero trovare una loro dimensione. Credo che anche la natura possa essere considerata uno stakeholder importante nella progettazione urbana, perché le soluzioni possano essere non solo funzionali ma anche sostenibili per il nostro benessere».
Biagio Bisignani, direttore Direzione Urbanistica del Comune etneo, durante il seminario ha presentato l’atto di indirizzo 2024 del PUG di Catania: «Il nuovo piano – ha spiegato – pone quesiti importanti, uno è quello della valutazione della struttura gerarchica delle infrastrutturazioni regionali e catanesi relativamente all’eventuale presenza del ponte sullo Stretto di Messina. Il ponte determinerà nuovi pesi e misure per le città metropolitane. Potrebbero esserci nuove alternative ai flussi concentrati sull’aeroporto di Catania che fino ad oggi ha avuto una posizione di eccellenza rispetto all’aeroporto di Palermo, ed anche Siracusa, Taormina o Piazza Armerina faranno parte di un percorso metropolitano più complesso. Nel prossimo futuro a Catania si libererà la cinta del ferro lungo il mare, si avrà un rapporto diretto con parti importanti ed emblematiche della città prima irraggiungibili, bisognerà ripensare ad una nuova configurazione alla città stessa». I lavori sono proseguiti con il dibattito moderato da Giuseppe Messina, consigliere referente dell’Ufficio Speciale Governo del Territorio dell’Ordine APPC di Catania, che ha evidenziato come «la trasformazione dal basso col contributo dei cittadini e delle associazioni sul territorio non solo qualifica un’area, ma contamina gli spazi tutt’intorno e può essere in un’idea di base di città futura in linea con la pianificazione generale».