CATANIA – Pensare al progetto come funzione decisiva di un percorso creativo, che utilizzi l’immaginazione del professionista per superare i confini dell’architettura tradizionale. Cercando di innovare, sperimentare e scoprire nuove soluzioni per le sfide del nostro tempo.
Questo il messaggio lanciato nel corso del convegno “Il progetto come ricerca” svoltosi ieri pomeriggio (30 giugno) presso la sede dei costruttori edili catanesi e organizzato da InArch Sicilia, Ance Sicilia, Ance Catania, Ordine e Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia etnea. Ad aprire i lavori, moderati dal presidente di InArch Sicilia Mariagrazia Leonardi e dall’architetto Giorgia Testa, sono stati Rosario Fresta (presidente Ance Catania), Eleonora Bonanno (presidente Fondazione APPC CT) e Giovanni Longhitano (consigliere OAPPC ct).
Un profondo dibattito sul progetto inteso come ricerca, alimentato dagli interventi di relatori di grande prestigio come Luca Molinari (critico di Architettura dell’Università della Campania), Gabriele Neri (storico componente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione OAPPC di Catania e professore del Politecnico di Torino), Roberta Busnelli (direttore editoriale IQD che è intervenuta via streaming), Nicola Di Battista (Studio NDB) e Paola Cannavò (urbanista e professore dell’Università della Calabria). A questi si è aggiunto il contributo video di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, vincitrice del premio In/Architettura alla carriera 2020.
Un viaggio dentro la professione dell’architetto, per evidenziare l’importanza della ricerca che rappresenta un’opportunità di abbracciare un approccio più investigativo e innovativo. «Dietro un progetto deve esserci una ricerca profonda – ha affermato Rosario Fresta, presidente Ance Catania – noi costruttori edili rappresentiamo gli esecutori finali di tutta la ricerca realizzata da architetti e ingegneri, ma ci consideriamo anche noi dei ricercatori di nuove tecnologie e nuove lavorazioni».
«Il seminario ha puntato l’attenzione sul tema della ricerca, non solo intesa come funzione accademica, ma soprattutto come attività che ciascun professionista deve realizzare nell’ambito della sua professione – ha affermato Eleonora Bonanno, presidente della Fondazione Architetti – Abbiamo un ruolo sociale, ogni progetto ha dietro una ricerca che deve sempre emergere per offrire alla comunità architettura di qualità».
«Uno dei punti qualificanti della nostra consiliatura è il tentativo di realizzare insieme alla nostra Fondazione un Urban Center per la città di Catania – ha dichiarato Giovanni Longhitano, consigliere Ordine Architetti di Catania – Un luogo dove confluiscano le idee di progettazione per la nostra città. Riteniamo che se c’è una ricerca che produce risultati, dall’altra parte ci deve essere una comunità pronta ad accoglierla. L’Urban Center può essere lo strumento adatto per poter far incontrare le due parti». «Esiste una progettazione tecnica, una progettazione nella direzione di riviste specializzate e nella critica architettonica. Attraverso gli interventi dei relatori abbiamo provato a toccare tutte le aree che compongono il nostro mondo». Ha affermato il presidente di InArch Sicilia Mariagrazia Leonardi.
«Ogni professionista dovrebbe porsi come obiettivo la ricerca – ha dichiarato Luca Molinari, critico di Architettura – perché quella dimensione ti permette di sviluppare dei modi di approcciare le cose sempre diversi. Fare ricerca vuol dire interrogare la realtà nelle sue contraddizioni spesso drammatiche». «Il progetto in architettura non viene visto più come ricerca, questo è un grave errore – ha dichiarato Nicola Di Battista, Studio NDB – la ricerca per un architetto è tutto. L’immaginazione adulta che proviene dalla conoscenza e dalla consapevolezza formula la creatività del progetto. L’architettura è un fatto collettivo, attraverso quello che realizziamo, scopriamo il mondo». Dopo gli interventi dei relatori, il dibattito è stato alimentato dai tanti partecipanti e animato dal segretario di In/Arch Sicilia Giovanni Fiamingo e da Franco Porto, componente del Comitato Tecnico Scientifico di In/Arch Nazionale. È stata anche l’occasione per esaltare il valore dei premi InArch, istituiti settant’anni fa dal visionario Bruno Zevi. Dei riconoscimenti che costituiscono un qualificato osservatorio sullo stato dell’architettura contemporanea regionale e nazionale.