“Non è possibile che l’unico modo individuato dal Governo italiano per gestire le persone che giungono in Europa sia quello di appaltare tutto a un paese extra UE. E la cosa grave è che ciò sta avvenendo con il plauso della Commissione europea, ovvero l’ente indicato per tracciare la linea su questioni fondamentali come questa.
Di nuovo, come accade ormai da un anno e mezzo indirizzando le navi delle organizzazioni umanitarie in luoghi di sbarco distanti centinaia di miglia nautiche da quello di soccorso, si sta violando l’obbligo internazionale di garantire uno sbarco rapido dopo il salvataggio. Infatti, per raggiungere le coste albanesi, le navi italiane dovranno percorrere un tragitto di circa 1000 km. Purtroppo, assistiamo a una politica emotiva e non razionale nella gestione dei flussi migratori, ed è l’opposto di quello che noi chiediamo da anni.
L’unico effetto che si otterrà è l’incremento della sofferenza delle persone soccorse a fronte di una spesa pubblica elevatissima ma inutile.” ha commentato Valentina Brinis, advocacy officer di Open Arms.