A preoccupare i sindacati sono le denunce che quotidianamente arrivano dai lavoratori impegnati sul campo. Prima fra tutte, la mancanza o l’inadeguata distribuzione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), oltre ai ritardi registrati nella sanificazione delle ambulanze, che deve essere obbligatoriamente effettuata per ogni nuovo viaggio.
A queste difficoltà pratiche si è aggiunto anche lo sconcerto e la rabbia per l’inserimento nel decreto legge del 9 marzo scorso dell’art.7 che dispone che i sanitari esposti a pazienti COVID-19 non siano più posti in quarantena, prevedendone la sospensione dal lavoro solo in caso di sintomaticità manifesta o di positività acclarata. Una circostanza che per i sindacati è “profondamente sbagliata e deve essere corretta quanto prima”.
“Nonostante il gravoso impegno delle autorità sanitarie, ci ritroviamo quotidianamente a dover fare i conti con alcuni provvedimenti sbagliati e con alcune inefficienze organizzative inaccettabili e molto pericolose per la salute pubblica – scrivono Cgil, Cisl e Uil. – Mentre siamo tutti impegnati in uno sforzo corale e senza sosta per superare questa emergenza pandemica che ci ha investito, la nostra priorità deve essere quella di tutelare i medici e il personale sanitario, ad ogni livello, che sta lavorando in condizioni apocalittiche, senza riserve e con profondo spirito di servizio e grande abnegazione”.
E concludono: “Consapevoli che per affrontare un’emergenza inattesa e imprevedibile come quella determinata dal coronavirus serva coordinamento, coerenza e unità di intenti, chiediamo quindi l’attivazione del tavolo di monitoraggio per permettere l’osservazione costante delle attività e la segnalazione delle situazioni più critiche presenti sul territorio regionale, dando così la possibilità di intervenire rapidamente quando necessario”.