Niente di particolarmente sconvolgente gli attuali assetti dell’Unione europea, ché sono in merito non suscettibili di scossoni se in Francia le liste del presidente Macron faranno flop o in Italia si registrerà l’ennesimo flop di disamore per la politica con l’annullamento dei referendum per mancanza di quorum.
Francia. Elezioni legislative. Dopo la vittoria di Emmanuel Macron su Marine Le Pen alle presidenziali, l’attenzione politica da estrema destra/centro si è spostata a centro/sinistra, cioè all’interno di coloro che, insieme, hanno riconfermato il presidente uscente. Di fatto si è marginalizzata l’estrema destra. Vinceranno le liste che si riferiscono a Macron (territorialmente debole) o quelle a Jean-Luc Mélenchon (che ha rimesso in piedi una sorta di alleanza a sinistra che a tanti fa venire in mentre Mitterand)? A parte che per i risultati bisognerà aspettare il secondo turno (19 giugno) dopo il voto di domenica 12, di fatto nessuno scalzerà il presidente Macron con un risultato A o B che, al momento, si gioca per rendere a Macron stesso più facile o meno il governo della nazione. E anche se sulla politica estera ed europea della Francia ci sono delle differenze tra i due schieramenti (non omogenei al loro interno) , il 20 giugno avremo Macron che continuerà il processo stentoreo di unificazione politica europea (1) e i suoi tentativi di dialogo con Putin cercando di non umiliarlo (!).
Italia. Certo, andiamo a votare e chiediamo a tutti di fare altrettanto per l’argomento giustizia in sé e per l’istituto referendario. Ma saremmo fanatici se non prendessimo atto che domani non ci sarà il quorum (2): visto che il NO ai quesiti accumula a suo vantaggio anche l’astensione (già notevole di per sé): tra chi “gli fa fatica” qualunque cosa comporti coinvolgimento oltre uno slogan (complice l’informazione di Stato/Rai), chi crede che il sospetto (giustizialismo) sia sufficiente a fare giustizia, chi teme di indispettire il potere dei magistrati “che è meglio tenerseli amici, non si sa mai”…. si fa prima a non andare alle urne.
L’Italia del 13 giugno – pianeta Giustizia – sarà identico a quello del giorno prima dove l’unica cosa che possiamo auspicare a chi ha contributo a questa conferma è di non finire mai ad avere a che fare con questa giustizia, soprattutto per coloro che sono convinti che il sospetto sia sentenza.
L’Italia del 13 giugno- pianeta referendum – avrà confermato che, se si vuole che questo istituto permanga, va riformato (3). Altrimenti è meglio cancellarlo e non si perde più tempo, soldi e salute; con guadagno anche per istituzioni che forse diventeranno più credibili non dovendo far finta ogni volta che c’è un referendum di ottemperare a quanto previsto dalla legge (per quanto discutibile l’attuale sia).
La politica interna continuerà come prima, tutta proiettata al prossimo rinnovo delle Camere. La politica estera ed europea (per fortuna essenzialmente indirizzata dal premier Mario Draghi), ci terrà tra gli importanti dell’Ue… pur sempre aspettando le decisioni di Francia e Germania.
In sostanza: il 12 giugno, Francia e Italia avranno fatto le pulizie di primavera. Un po’ più radicali quelle francesi (ché forse un po’ di tasse e diritti cambieranno in base ai risultati), di routine quelle italiane.
1 – https://www.aduc.it/articolo/stati+uniti+europa+schengen+adieu+goodbye+cambiare_34665.php
2 – https://www.aduc.it/editoriale/boicottaggio+referendum+giustizia+porcata+stato_34639.php
3 – per quanto ci riguarda: abolizione del quorum, giudizio di ammissibilità prima della raccolta firme.
Vincenzo Donvito Maxia