CHIEDIMI SE SONO FELICE. Storie di persone trans e delle loro famiglie è la campagna promossa da Arcigay in collaborazione con Affetti oltre il Genere per dare voce a bambin* e adolescenti transgender e alle loro famiglie e sostenere i loro percorsi di affermazione di genere.
L’obiettivo della campagna è produrre consapevolezza e visibilità su storie che negli ultimi mesi sono state oggetto di narrazioni tossiche da parte di molte persone, politici innanzitutto, al fine di contrapporre a quei racconti mistificatori la presa di parola dei protagonisti diretti. La campagna è composta da 7 contenuti video in cui prendono la parola 5 persone con varianza di genere, dagli 11 ai 21 anni, prese in carico dall’ospedale Careggi di Firenze o da centri analoghi, e i loro genitori.
Molte voci estranee, negli ultimi mesi, si sono alzate per parlare a nome di que* adolescenti e delle loro famiglie, di ciò che dovrebbero o non dovrebbero fare. In particolare, da dicembre 2023 è in corso una vera e propria azione punitiva del governo e della destra parlamentare contro l’ospedale pubblico Careggi di Firenze, un’azione che per ragioni ideologiche ha messo a rischio l’incolumità di ragazz* che rischiano ancora oggi di vedersi negato o compresso il loro diritto alla salute e l’accesso a farmaci salvavita. L’ospedale Careggi, in uno dei suoi reparti, accoglie persone transgender e le famiglie che accompagnano adolescenti con varianza di genere. Il Careggi infatti, nel corso degli anni, si è specializzato nei percorsi di salute delle persone transgender grazie all’operato di medici che hanno condotto studi di rilevanza mondiale e che hanno sempre seguito le raccomandazioni internazionali, con particolare attenzione alle evidenze scientifiche. Ma ormai da mesi un processo mediatico e politico di evidente natura transfobica ha prodotto un clima pericoloso. Tutto ha inizio lo scorso dicembre, quando Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha sollevato attraverso un’interrogazione parlamentare dei dubbi sulle procedure messe in atto nell’ospedale fiorentino. Ne è seguita un’ispezione ministeriale, che di fatto non ha riscontrato irregolarità sostanziali nell’operato della struttura e dei professionisti. Tuttavia, la vicenda ha suscitato un’eco mediatica enorme, che si è abbattuta in maniera frontale su un gruppo di minori presi in carico dalla Sanità pubblica e sulle loro famiglie, generando un clima di paura e di discredito che è oggi un nuovo, inedito, ostacolo nella vita di quelle persone.
Questa campagna vuole rompere un velo e far parlare proprio loro. A partire dalla più semplice delle domande: Chiedimi se sono felice.
Per Greta, Romeo, Zoe, Emma e Viola, i volti giovanissimi della campagna, la felicità è la libertà di essere ed esprimere se stess*. Per Luigi, Cinzia, Barbara, Silvia, Valentina e Claudia – i loro genitori – è vedere la serenità sul loro volto quando riescono a realizzare se stess*, ad essere a proprio agio con il proprio corpo, al sicuro nella propria identità sociale.
“La campagna – spiega Christian Cristalli, coordinatore della Rete Trans di Arcigay – nasce per dare uno spaccato di realtà e uscire dalla disinformazione. In particolare, vuole dare voce alle persone trans e alle loro famiglie per raccontare i percorsi di affermazione seguiti dall’ospedale Careggi e dagli altri centri speciali come percorsi di felicità, salute e benessere. Sono tante le famiglie invisibili per lo Stato italiano che in questi anni abbiamo supportato e indirizzato presso i pochi servizi come l’ospedale Careggi di Firenze, che vorremmo essere molto più diffusi sul territorio con una formazione opportuna del personale sanitario. Riconoscere l’identità di quest* ragazz* e il loro diritto all’autodeterminazione delle persone trans è importante: in Italia serve una nuova legge che ci metta al pari degli altri paesi europei che già prevedono tutela in conformità alle indicazioni di OMS per la de-patologizzazione. Invece il governo italiano ha istituito negli ultimi mesi un tavolo ministeriale di esperti che mirano a riscrivere i nostri protocolli di accesso ai percorsi affermativi, escludendo le associazioni portatrici di interesse, le nostre esperienze e i saperi di comunità. Noi invece diciamo: la nostra voce conta, nulla su di noi senza di noi”.
I sette video della campagna, realizzata dall’agenzia di comunicazione Pavlov, sono raccolti sul sito http://chiedimelo.arcigay.it/ e saranno diffusi sui canali social di Arcigay.