
Il mortale assalto condotto dalle forze israeliane si è concentrato sui campi profughi di Jenin, Tulkarm, Nur Shams e Al Far’a, e finora ha costretto all’espulsione forzata più di 40.000 persone dalle loro case a partire dal 21 gennaio: la più grande ondata di profughi in Cisgiordania dal 1967. Per anni, l’esercito israeliano ha effettuato ripetuti attacchi contro i campi profughi, ma l’assalto attuale è il più lungo e violento finora, sono stati uccisi almeno 57 palestinesi e molti altri sono feriti gravi.
Dopo aver svuotato completamente molti dei campi dalle famiglie residenti, le truppe israeliane hanno proceduto a devastarli, usando bulldozer ed esplosivi per distruggere sistematicamente case e infrastrutture essenziali: nel solo campo profughi di Jenin più di 600 case sono state rese inabitabili, secondo le Nazioni Unite. Interi quartieri sono stati spazzati via e le truppe israeliane hanno costruito nuove strade più ampie, cambiando in modo permanente il paesaggio dei campi. Le tubature dell’acqua sono state tagliate e i sistemi fognari distrutti, lasciando la popolazione senza acqua pulita e servizi igienici, mentre dieci scuole UNRWA che servono più di 4.400 studenti sono chiuse.
Le famiglie sfollate sono state costrette a trovare un riparo temporaneo, mentre chi non poteva affittare una casa o stare con i parenti ha cercato rifugio in edifici pubblici. Le persone stanno sopravvivendo tra mille difficoltà, dipendono dagli aiuti e lottano per avere assistenza sanitaria e psicologica.
Nuha e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare la loro casa nel campo profughi di Nur Shams in febbraio, i soldati hanno preso d’assalto il loro quartiere nel cuore della notte. Ha detto: “L'[esercito israeliano] è arrivato senza preavviso… Eravamo tra coloro che sono fuggiti, sotto aerei militari e spari continui. Abbiamo camminato per ore. Sono andata via con la mia famiglia con niente altro che i vestiti addosso. Non abbiamo letteralmente niente altro. Mia figlia ha un bambino di 6 mesi. Siamo riusciti a prendere i suoi pannolini e un paio di cambi di vestiti. Ora stiamo sperando che ci dicano quando poter tornare indietro e raccogliere alcune delle nostre cose. La nostra situazione è straziante. Alcune persone hanno cercato di tornare alle loro case durante l’Eid, ma sono stati accolti con colpi di fucile. L’esercito israeliano non gli avrebbe permesso di raggiungere il cimitero, figuriamoci le loro case.”
ActionAid/Alianza por la Solidaridad sostengono donne e ragazze sfollate dai campi profughi, anche attraverso il Centro di consulenza palestinese, che ha distribuito “dignity kit” d’emergenza per l’igiene intima e il ciclo mestruale e fornito i primi supporti psicologici. Anche un aiuto diretto in contanti è stato distribuito alle famiglie e alle donne sfollate sopravvissute o a rischio violenza di genere, uno strumento essenziale per aiutare a coprire i loro bisogni urgenti e ad accedere ai servizi; sono stati distribuiti anche 2.500 pacchi alimentari.
Riham Jafari, coordinatrice advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha detto: “Durante la notte, decine di migliaia di famiglie sono state sradicate dalle loro case. Sono stati cacciati via dai loro luoghi di lavoro, dalle scuole e dalle strutture sanitarie, senza sapere quando saranno in grado di tornare nelle loro comunità o se le loro case saranno ancora in piedi. Tra le incursioni militari senza fine è in atto una crisi umanitaria senza precedenti: chiediamo che questa violenza finisca, che la gente possa tornare alle proprie case immediatamente.”
Nello stesso momento in cui l’esercito israeliano aumenta il suo controllo sulla parte settentrionale della Cisgiordania, le attività di insediamento aumentano su tutto il territorio, in flagrante violazione del diritto internazionale. Le autorità israeliane hanno approvato più case di coloni in Cisgiordania nel 2025 rispetto a tutto il 2024, secondo Peace Now, mentre nuove strade che collegano gli insediamenti vengono approvate e costruite su terreni palestinesi confiscati. Per ActionAid questo è assolutamente inaccettabile: la comunità internazionale deve agire immediatamente per impedire un’ulteriore annessione della terra palestinese. ActionAid chiede che l’occupazione illegale delle autorità israeliane, che per decenni ha fortemente limitato i diritti e le libertà fondamentali del popolo palestinese, sia terminata immediatamente, come richiesto dalla Corte internazionale di giustizia.