In Italia è baby-sboom: gli ultimi dati Istat certificano il declino demografico del Paese, con poco più di 400mila nati nel 2020 e la colpa potrebbe essere anche del riscaldamento globale. L’allarme, in occasione della Cop26 in corso a Glasgow parte dalla Società Italiana di Andrologia (SIA): il numero medio degli spermatozoi degli uomini oggi è dimezzato rispetto a quarant’anni fa e un italiano su dieci è ormai infertile, oltre che dall’inquinamento ambientale, potrebbe dipendere anche dal cambiamento climatico. È infatti noto che l’aumento della temperatura danneggia l’apparato riproduttivo maschile, molto più di quello femminile: in alcune specie animali un incremento di pochi gradi delle temperature esterne può arrivare a dimezzare la fertilità e gli esperti temono che questo stia avvenendo anche per l’uomo.
“Gli studi sugli animali, per esempio su farfalle e coleotteri, mostrano che l’aumento delle temperature sta probabilmente contribuendo all’estinzione di alcune specie perché l’apparato riproduttivo maschile e gli spermatozoi in particolare sono molto sensibili al caldo – spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore di Urologia Università Federico II di Napoli – In alcuni casi la produzione di spermatozoi è stata vista calare di tre quarti e la capacità di fecondazione è crollata: solo un terzo degli spermatozoi resta vitale, la maggioranza muore prima di arrivare a fecondare il gamete femminile. Per di più gli effetti negativi si tramandano anche sulla prole eventualmente generata che risulta meno fertile, con un 25% di riduzione delle capacità riproduttive”.
Anche l’esposizione dei maschi al calore durante l’età dello sviluppo compromette la capacità riproduttiva una volta diventati adulti, in varie specie animali: il risultato è, di nuovo, un calo netto delle possibilità riproduttive. L’uomo ha certamente più sistemi di protezione per il suo apparato riproduttivo, ma i sospetti di un effetto decisamente negativo da parte del cambiamento climatico sulla fertilità sono ormai quasi una certezza anche per la nostra specie. “L’aumento di un grado della temperatura ambientale accresce di 0,1 C° la temperatura scrotale che può compromettere la fertilità” – spiega Fabrizio Palumbo, responsabile scientifico SIA – “Nell’uomo per esempio stiamo assistendo a una progressiva riduzione del volume dei testicoli, al punto che i parametri di ‘normalità’ sono già stati rivisti al ribasso – riprende l’esperto – L’involuzione della fertilità maschile pare ormai un dato di fatto ma incolpare solo il fumo, i contaminanti chimici, o le infezioni sessuali sembra ormai riduttivo: l’ambiente incide non poco e non solamente per i lavoratori a rischio”.
“È infatti ormai accertato che un’esposizione professionale alle alte temperature come quella dei cuochi o dei saldatori può compromettere la fertilità, qualcosa di analogo accade pure se soltanto i testicoli sono esposti a un calore più elevato, come succede nei camionisti o negli autisti che passano molto tempo seduti oppure in chi tiene il portatile a lungo sulle ginocchia – precisa ancora Palumbo – Abbiamo motivo di credere perciò che un incremento delle temperature esterne generalizzato possa incidere sulla fertilità di uomini predisposti: il riscaldamento globale può contribuire a una riduzione degli spermatozoi e anche a un peggioramento della loro qualità”.
“Il surriscaldamento globale va perciò aggiunto a contaminanti chimici, radiazioni e smog fra i fattori ambientali che possono alterare la fertilità in maniera permanente. Un controllo dall’andrologo può servire a capire come proteggere la salute sessuale maschile anche dalle minacce esterne, con test diagnostici di laboratorio come ad esempio l’esame del liquido seminale che permette di ottenere informazioni utili sullo stato di salute degli spermatozoi” sottolinea Ilaria Ortensi, membro comitato esecutivo SIA.