Sempre più vicino l’aumento dell’Iva, dopo la crisi di Governo che allontana oramai qualsiasi possibilità di adottare entro i necessari tempi tecnici le misure per reperire i 23 miliardi di euro che servono a scongiurare il ritocco al rialzo non solo delle aliquote ma anche delle accise sui carburanti.
Le clausole di salvaguardia – a differenza di quanto riportato nelle ultime ore da alcune organizzazioni che hanno nettamente sottostimato l’effetto dell’Iva sulle tasche delle famiglie – non prevedono solo il ritocco delle aliquote dal 22 al 25,2% (ordinaria) e dal 10 al 13% (ridotta) nel 2020, ma stabiliscono che l’Iva debba aumentare anche nel 2021, raggiungendo quota 26,5%. Per entrambi gli anni, inoltre, tali clausole prevedono anche gli incrementi delle accise sui carburanti con un gettito stimato dalla Legge di bilancio pari a 400 milioni di euro all’anno. Accise più alte equivalgono a più elevati costi dei carburanti, con conseguenti effetti negativi sui listini dei beni trasportati su gomma – avverte il Codacons.
Se le aliquote Iva e le accise saranno ritoccate al rialzo, dunque, i prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni di largo consumo subiranno un aumento che determinerà a regime, nel biennio 2020-2021 e a parità di consumi, una stangata complessiva pari a 1.200 euro a famiglia.
“I rincari dei listini in caso di ritocco dell’Iva toccheranno ogni aspetto della nostra vita – lancia l’allarme il presidente Carlo Rienzi – Costerà di più svegliarsi e fare colazione al bar o in casa, ma anche lavarsi il viso e i denti, prendere la macchina per andare a lavoro, mangiare un tramezzino al bar, andare dal parrucchiere o portare un abito in tintoria, pagare le bollette o trascorrere una serata al cinema o in pizzeria”.
Ecco in dettaglio come cambieranno i prezzi di alcuni beni e servizi di largo consumo, senza tenere conto dei possibili arrotondamenti che saranno effettuati da esercenti e professionisti sui propri listini: