Per le tasche dei cittadini italiani che finanziano la Rai attraverso il canone, l’addio di Fabio Fazio è sicuramente una buona notizia. Lo afferma il Codacons, che fa i conti su quanto il conduttore e la sua casa di produzione siano costati agli utenti negli ultimi anni.
Il contratto che legava Fabio Fazio alla Rai è sempre stato coperto dal massimo riserbo, anche a causa delle somme esorbitanti riconosciute dall’azienda al conduttore che, secondo le indiscrezioni e le cifre circolate, avrebbe ricevuto per anni un doppio compenso al punto che la trasmissione “Che tempo che fa” potrebbe aver raggiunto in 5 anni il costo record di 100 milioni di euro: in base agli ultimi numeri contenuti in un esposto del Codacons alla Corte dei Conti, Fazio avrebbe percepito 2,2 milioni di euro all’anno a titolo di cachet personale e 10,6 milioni di euro tra costi di produzione e diritti sul format “Che tempo che fa” pagati dalla Rai alla società “Officina srl”, di cui Fazio era proprietario al 50%. Vi sarebbero stati poi costi di rete, scenografia, redazione, ecc. per altri 2,8 milioni di euro, e infine 2,6 milioni per costumi, trucco, riprese interne, collegamenti esterni, ecc., che avrebbero portato la spesa totale per la trasmissione a 18,3 milioni di euro all’anno.
“Per anni Fazio ha dettato legge in Rai, imponendo le due condizioni alla rete e conducendo una trasmissione faziosa e di parte, dove si dava spazio solo agli ospiti graditi dal conduttore con presenze fisse controverse e contestate, contrarie ai principi del servizio pubblico, come quella del virologo Roberto Burioni, lo stesso Burioni che sul Covid aveva affermato il “rischio zero” per l’Italia, e che sui social ha pesantemente offeso per il suo aspetto fisico una ragazza colpevole di non essere d’accordo col medico – spiega il presidente Carlo Rienzi – Ma sono proprio i costi eccessivi di “Che tempo che fa” e i maxi-compensi riconosciuti negli anni a Fazio a rendere una buona notizia l’addio del conduttore alla Rai, che potrà ora utilizzare meglio le risorse raccolte presso i cittadini attraverso il canone”.