MENTRE UN PM ASSOLVE UNA CONCORRENTE DEL GRANDE FRATELLO PER AVERE DEFINITO I FERRAGNEZ “PERFETTI IDIOTI”, UN ALTRO PM RITIENE DIFFAMATORIO ACCUSARE I DUE POTENTI INFLUENCER DI ESSERE “CIUCCI”. IN NOME DELLA CERTEZZA DEL DIRITTO IL CODACONS CHIEDE L’INTERVENTO DEL PROCURATORE CAPO LO VOI…
Il Codacons ha rivolto un appello alla Camera penale di Roma e al Procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, perché garantiscano la certezza del diritto e dicano chiaramente ai cittadini cosa è reato e cosa non lo è, dando criteri univoci e certi che aiutino gli utenti a sapere cosa si può fare e dire e cosa no.
La vicenda nasce dal caso Fedez, per il quale – come è noto – la PM romana Antonia Giammaria dapprima ha rinviato a giudizio il Codacons senza nemmeno interrogare gli indagati cosi come prevedrebbe la legge, e accusando l’associazione di avere diffamato il rapper; quando però a diffamare il Codacons è lo stesso rapper, allora il diritto applicato dalla PM cambia e subito ne viene chiesta l’assoluzione.
Il Tribunale di Roma fa però giustizia e annulla l’operato discutibile – se non abnorme – del giudice, ma dopo l’annullamento del rinvio a giudizio nei confronti del Codacons, la pratica viene affidata al PM Marcello Cascini che conclude le indagini e ipotizza nuovamente una diffamazione ai danni del potente rapper, perché definito dal Codacons “ciuccio”. Peccato però che – nella stanza accanto – un altro giudice, Carerina Sgro’ assolva Daniela Martani (ex hostess e concorrente del “Grande Fratello”) dall’accusa di diffamazione per aver definito i Ferragnez “perfetti idioti, palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali”.
Un vero e proprio corto circuito giudiziario che porta ad una situazione paradossale: se a chiamare “ignoranti” due influencer è il Codacons, e se la pratica viene seguita da un Pm ex capo di gabinetto dell’allora ministro Carlo Calenda, nemico giurato del Codacons, il diritto cambia pelle, e ciò che non è diffamazione se pronunciato da una showgirl lo diventa se a parlare è invece l’associazione dei consumatori.
Il Codacons ha dunque rivolto un appello alla Camera penale di Roma e al Procuratore capo Lo Voi perché spieghino chiaramente ai cittadini cosa è lecito dire perché rientra nel diritto di critica, e cosa invece è diffamazione.