Contro il colesterolo cattivo il pugno duro non basta, ma serve anche batterlo sul tempo abbassandolo sempre di più e in fretta. Un cambio di paradigma auspicato da un recente position paper della Società Europea di Cardiologia, che potrebbe salvare in futuro migliaia di vite l’anno ed evitare ictus e infarto anche in chi lo ha già avuto una prima volta.
Ogni anno, in Italia sono ben 50.000, i pazienti ricoverati per un secondo infarto e sono proprio loro a rischiare di più, perché 1 su 5 muore entro un anno. A scongiurare il rischio che i sopravvissuti a un primo infarto, muoiano o tornino in ospedale per un secondo episodio o per un ictus, il ricorso precoce ai nuovi super famarci anti-PCSK9. La buona notizia arriva dai risultati preliminari dello studio multicentrico italiano AT-TARGET-IT, in corso di pubblicazione, e presentati all’84° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), a Roma fino al 17 dicembre.
Si tratta del primo e più ampio studio real-life mai realizzato fino ad oggi in pazienti ricoverati per infarto, in trattamento con i due nuovi farmaci anti-PCSK9, la proteina che blocca i recettori che catturano il colesterolo impedendone l’accumulo nell’organismo.
L’indagine condotta dal gruppo di ricerca guidato dal professor Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC e direttore della scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli, ha coinvolto 771 pazienti ricoverati con sindrome coronarica acuta in 28 centri italiani, seguiti per circa un anno a cui sono stati somministrati, subito dopo l’infarto, i nuovi farmaci anti-PCSK9, in aggiunta alle terapie orali convenzionali. “I pazienti arruolati, al momento della prima prescrizione di anti-PCSK9, avevano valori di colesterolo LDL in media di 137 mg/dl, raggiungendo dopo poco più di un mese 45 mg/dl, valore che si conservava stabile fino all’ultimo controllo. Nei pazienti che assumevano pcsk9i secondo questa modalità fast track si evidenziava una sostanziale riduzione ad un anno dei maggiori eventi cardiovascolari proporzionale al grado di abbassamento del colesterolo LDL. Dunque un primo dato dal mondo reale della fattibilità ed efficacia del nuovo paradigma di “colpire forte e colpire presto” proposto dalle linee guida nei pazienti con infarto”, commenta Perrone Filardi.
“Questi dati dimostrano per la prima volta risultati straordinari e tempestivi nel controllo del colesterolo nel mondo reale, in pazienti ad alto rischio che avevano già subito un evento cardiovascolare. I due terzi dei pazienti, infatti, – sottolinea Gianfranco Sinagra, direttore del dipartimento cardiotoracovascolare Asugi e Università di Trieste – hanno presentato una riduzione media del livello del colesterolo del 69% dopo appena 37 giorni dall’inizio della terapia. Valore che si è mantenuto costante per tutti gli 11 mesi del follow-up, con una aderenza record superiore al 90%, spiegabile sostanzialmente con la scarsa quantità di effetti collaterali rispetto alle statine e una modalità di somministrazione meno impegnativa, con una iniezione sottocutanea ogni due settimane anziché una pillola al giorno”.
L’importanza dell’uso precoce di questi farmaci ha riguardato soprattutto la sostanziale riduzione di successivi eventi cardiovascolari. “La conferma nel mondo reale sottolinea la necessità di intervenire sin da subito con questi farmaci molto potenti per ridurre sempre il colesterolo nel più breve tempo possibile, superando il concetto di terapia a gradini che rallenta e pregiudica il raggiungimento dei target terapeutici”, conclude Perrone Filardi.