In pochi giorni abbiamo assistito a due gravissimi episodi di violenza che dimostrano chiaramente il crescente rischio a cui sono esposti i nostri professionisti sanitari in Italia. Prima l’aggressione a colpi di coltello contro un’infermiera del Centro della Salute di Meldola (Forlì), poi, appena pochi giorni dopo, l’assalto a martellate contro gli operatori del 118 di Vallo della Lucania: quest’ultimo caso, in particolare, ha avuto enorme risonanza mediatica a causa delle immagini drammatiche delle vittime, con ferite gravi e teste insanguinate.
Questi gravi fatti di cronaca dimostrano che il recente Decreto Anti Violenze, elogiato “in pompa magna”, da molti, come una soluzione efficace e risolutiva, potrebbe davvero non essere sufficiente.
«Senza un’immediata revisione, da parte del Viminale, del piano sicurezza degli ospedali, avviato nel 2013, con la necessità di attivare, come da noi richiesto più volte, presidi fissi di forze dell’ordine, con agenti presenti 24 ore su 24 nei principali ospedali delle città capoluogo, potremmo rischiare di trovarci di fronte a tragedie ancora più gravi.
Richiediamo, pertanto, al Ministro Piantedosi, la presenza h24 degli agenti, oppure, in alternativa, la “temporanea militarizzazione” delle strutture o dei servizi sanitari di emergenza, attraverso l’esercito.
Per scongiurare che la cronaca ci racconti della prima vittima tra i professionisti sanitari, bisogna agire e farlo subito».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Nazionale Infermieri.