Gli indicatori della Congiuntura Confcommercio di gennaio evidenziano la fase “contradditoria” dell’economia italiana. A una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Pil in calo dello 0,9%…
Gli indicatori della Congiuntura Confcommercio di gennaio evidenziano la fase contradditoria dell’economia italiana. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “a una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi“. “Nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici – ha proseguito – l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda“.
A novembre la produzione industriale (guarda il link in pdf) il ha confermato la tendenza al rallentamento, trend che perdurerebbe fino ai primi mesi del 2023, stando alle indicazioni degli imprenditori. Il mercato del lavoro ha mostrato, a novembre, una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27mila unità).
Per quel che riguarda l’inflazione, Bella ha sottolineato che “secondo le nostre stime nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). L’importante eredità del 2022 (il trascinamento è stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%”.
Il rallentamento della domanda delle famiglie, che per alcuni segmenti si configura come una vera e propria riduzione, dovrebbe avere innescato un ciclo recessivo, di durata e intensità ridotte. A gennaio 2023, secondo le nostre stime, il PIL è atteso ridursi dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% sullo stesso mese del 2022.
A dicembre 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dello 0,4% sullo stesso mese del 2021. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+2,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-0,2%). Nel complesso del 2022 l’indicatore registra una crescita del 4,2%, andamento a cui ha contribuito quasi esclusivamente la componente relativa ai servizi (+15,5%) a fronte di una crescita decisamente più modesta della domanda relativa ai beni (+0,4%). Nonostante i recuperi registrati nell’ultimo biennio la domanda, calcolata nella metrica dell’ICC, è ancora distante dai livelli pre-pandemia. Nel confronto con il 2019 l’ICC risulta inferiore del 4,1%. Per i servizi il calo si attesta all’11,2%.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di gennaio 2023 una variazione dello 0,6% in termini congiunturali e del 10,5% su base annua. La tendenza al rallentamento registrata negli ultimi mesi non sembra preludere ad un rapido rientro delle dinamiche inflazionistiche. L’importante lascito del 2022 (il trascinamento è pari al 5,1%) e la crescita dell’inflazione di fondo rendono difficile ipotizzare, nonostante l’attenuarsi delle tensioni sugli energetici, un rientro importante dell’inflazione prima dell’estate. Elemento che consolida aspettative di una prima parte dell’anno non facile sia sul versante dei consumi sia su quello del PIL.
Commentando i dati della Congiuntura Confcommercio di gennaio il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “il 2022 si è chiuso con buoni risultati sia in termini di consumi, attorno al 4,5%, sia di Pil in progresso, poco sotto il 4%. Tuttavia caro bollette e inflazione spingono verso una recessione che comunque dovrebbe essere di ridotta intensità. L’energia costa, ad esempio, il doppio che in Francia. Dobbiamo recuperare, dunque, competitività ed è necessario rafforzare sostegni a famiglie e imprese”.