Non solo Pil, anche il commercio frena: nel 2018 le vendite negli esercizi commerciali – web incluso – si sono ridotte di oltre 1 miliardo di euro, segnando la prima flessione tendenziale in quattro anni. E lo scenario rimane difficile pure nel 2019, anche se le misure espansive contenute nella manovra, tra cui il reddito di cittadinanza, potrebbero arrestare il declino.
Benefici che potrebbero però essere annullati se nel 2020 dovessero scattare i maxi-aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. È quanto emerge da una simulazione condotta da CER per Confesercenti.
Il forte rallentamento economico in atto in tutta Europa non ha mancato di colpire anche il commercio italiano. Nella seconda parte del 2018, su uno sfondo caratterizzato da spinte protezionistiche e dal ripiegamento delle prospettive di crescita europee, il Pil e l’occupazione dell’Italia si sono arrestati. Ne hanno risentito pesantemente i consumi: l’indice di fiducia delle famiglie è sceso di oltre 4 punti fra marzo e dicembre, mentre la propensione alla spesa si è ridotta di quasi un punto. Elementi che portano a stimare una riduzione di oltre un miliardo di euro delle vendite negli esercizi commerciali.
La fase di debolezza dovrebbe continuare anche per tutto il 2019, anche se gli interventi espansivi adottati dal Governo possono arrestare questa tendenza declinante. La dinamica dei consumi potrebbe infatti trarre beneficio sia dalle misure direttamente orientate a sostenere il reddito delle famiglie, sia dal blocco dell’aumento IVA, che evita una flessione del potere d’acquisto. Al netto dell’inflazione la spesa delle famiglie è prevista aumentare nell’intero anno un miliardo in più che nel 2018, a cui vanno aggiunti 6 miliardi di maggiori consumi che nel 2020-21 sarebbero associati dell’andata a regime del Reddito di cittadinanza.
Si stima che a fronte degli andamenti attesi dal Governo per il 2019, le vendite negli esercizi commerciali possano segnare un incremento complessivo dello 0,5%. Un aumento contenuto, e che si concentrerebbe solo sulla grande distribuzione (+1,5%) e sulle vendite on-line (+14%). Per i piccoli esercizi si determinerebbe invece una ulteriore contrazione di vendite per 200 milioni di euro (-0,3%).
Le prospettive, comunque non troppo brillanti, rischiano però di deteriorarsi ulteriormente se dal 2020 dovessero scattare gli aumenti dell’IVA previsti dalle clausole di salvaguardia, da cui è atteso a regime un aumento del gettito annuo di oltre 28 miliardi.
L’impatto dell’IVA potrebbe essere tale da annullare del tutto le misure di espansione del reddito adottate dal governo. Secondo le stime elaborate dal CER per Confesercenti, se attivate, le maggiori aliquote IVA provocherebbero nel prossimo biennio una riduzione di 10 miliardi della spesa delle famiglie. Una mannaia sui consumi e sul Pil da evitare con tutti i mezzi.