Nella versione definitiva del programma ultimato dai due raggruppamenti politici cui sta per essere affidato l’esecutivo, viene riportata la seguente formulazione: Particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali.
Parte con il piede sbagliato l’esperienza del governo Movimento 5 Stelle – Lega Nord. Almeno, per quanto riguarda il settore della Scuola e della Conoscenza. Leggendo il Contratto di Governo sottoscritto dai due schieramenti politici, riportato dalla stampa nazionale, si evince infatti che, contraddicendo i proclami e le promesse della campagna elettorale che ha portato alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, per l’istruzione il contratto siglato tra M5S e Lega è molto vago sul capitolo reclutamento docenti e diplomati magistrale. Tanto da deludere, commenta Orizzonte Scuola, “le aspettative di chi attendeva una risposta ben precisa alle conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato del 20 dicembre scorso”.
In effetti, nella versione definitiva del contratto M5S-Lega viene riportata la seguente formulazione: “Particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali e, in generale, al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria fase transitoria per una revisione del sistema di reclutamento dei docenti”. Ne consegue che l’ipotesi più probabile di attuazione di tale modello si trasformi, continua la rivista specializzata, in “una procedura transitoria, simile a quella che si sta svolgendo per la scuola secondaria, che prevede solo lo svolgimento di una prova orale ma i docenti saranno inseriti in una graduatoria regionale dalla quale, per alcune classi di concorso, le speranze di assunzione in tempi brevi sono vane”. Inoltre, “al momento non si parla di paletti di tre anni di servizio per l’accesso”.
Secondo Anief, questa ipotesi non risolverebbe il problema del precariato. “Se si vuole risolvere una volta per tutte la ‘supplentite’ – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non ci stancheremo mai di dire che non servono formule transitorie e concorsi riservati. La strada da percorrere rimane solo una: la riapertura delle GaE per tutti gli abilitati all’insegnamento. Lo abbiamo detto da tempo, producendo una bozza di decreto legge urgente che alcuni partiti politici hanno fatto loro interpellando la Ministra dell’Istruzione sul da farsi: ora spetta al Governo recepirla, altrimenti ci ritroveremo sempre a tappare falle”.
Il giovane sindacato, inoltre, ricorda al Governo in via di formazione che, parallelamente alla riapertura delle GaE, vi sono altre azioni da portare avanti: “Occorre ristabilire – continua Pacifico – quel tempo-scuola tagliato dall’ultimo Governo Berlusconi, con il D.P.R. 81/09, restituendo 4 ore di lezione settimanale alle scuole di ogni ordine e grado. È inutile tentare di aprire gli istituti scolastici d’estate e poi utilizzarli al minimo durante il resto dell’anno. Come bisogna modificare la Legge 169, sempre del 2008, attraverso la quale è stato fatto venire meno il ‘modulo’ nella scuola primaria. Va anche reso obbligatorio il percorso scolastico per tutti gli alunni, subito dopo la nascita: in pratica, la scuola deve accogliere anche nella fascia d’età 0-6 anni, esattamente come è stato deciso ultimamente in Francia per volontà del presidente Emmanuel Macron. Infine, va riportato tutto l’organico di fatto, che accoglie decine di migliaia di cattedre e posti di personale Ata, in organico di diritto, in modo da stabilizzarvi tutti i precari già selezionati e con i titoli per entrare in ruolo”.
“Per realizzare tutto questo – dice sempre il sindacalista Anief-Cisal – non serve alcuna fase intermedia di reclutamento, né produrre ulteriori concorsi, seppure riservati, con successive graduatorie. È compito dello Stato, del resto, rimuovere gli ostacoli che oppongono i cittadini al mondo del lavoro, non certo realizzare il contrario. A tal proposito è bene anche chiarire che non serve nemmeno alzare paletti contro i neo-assunti e sul loro diritto a chiedere di essere spostati o di fare domanda di trasferimento, come fatto trapelare dallo stesso Contratto di Governo: si tratterebbe – conclude Pacifico – di un blocco palesemente incostituzionale”.