GLI OCULISTI: “GIÀ DA FINE FEBBRAIO AVEVAMO SEGNALATO OCCHI COME FONTE CONTAGIO”
“Avevamo già scritto una lettera al ministro della Salute, ai governatori delle Regioni, ai direttori generali e ai direttori sanitari delle ASL- prosegue Menabuoni- affinché intervenissero per tutelare la salute dei medici, degli infermieri e dei pazienti che quotidianamente affollano i nostri pronto soccorso e ambulatori oculistici. Anche alla luce di questo nuovo studio, come ha affermato la dottoressa Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani, appare evidente la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione durante gli esami oculistici. Ci auguriamo che ora le nostre richieste vengano tenute in una ancora maggiore considerazione”.
Gli oculisti di AIMO avevano già espresso la necessità “di rafforzare percorsi adeguati, soprattutto per evitare che pazienti potenzialmente contagiosi condividano gli spazi con altri che hanno altro tipo di patologie- aggiunge Alessandra Balestrazzi, referente di AIMO per i rapporti con le istituzioni- di adeguare la strumentazione con presidi monouso e disinfettanti adeguati, previa capillare istruzione del personale”. Adesso più che mai, secondo gli oculisti italiani, è necessario “predisporre presidi idonei per i medici e infermieri, maschere respiratorie filtranti per uso sanitario tipo FFP2, occhiali, maschere e visiere protettive, guanti e camici monouso per evitare il contagio del personale sanitario che è sempre in prima linea con dedizione e abnegazione. Anche medici di medicina generale e pediatri devono tenere conto di questa possibile via di contagio e di questo si dovrà necessariamente conto anche in vista delle riaperture della fase due, perché i tempi di vestizione e di disinfezione e la necessità di non affollare le sale d’attesa, allungheranno necessariamente il tempo necessario per ogni singola visita”, conclude Balestrazzi.