Il capo del Governo ci ha comunicato che ci sono ulteriori e necessarie restrizioni alla mobilità e alla definizione di servizi di primaria importanza. Lo sanno quasi tutti in Italia. Come, quando e dove, al momento, è tutto da sapere. Pensiamo a quelli che domani mattina lunedì dovranno sapere se recarsi al lavoro, in fabbriche e uffici. La giornata è ancora in corso. Le emergenze hanno questa caratteristica, altrimenti non sarebbero emergenze.
Vediamo un po’ come si sviluppa la vicenda.
Ma a nostro avviso questo è uno dei problemi, non il più importante. Che invece resta quello di come le decisioni vengono prese e quali sono i filtri che le stesse passano dopo che sono diventate esecutive.
Si tratta di decreti, quindi il governo decide, i decreti sono subito esecutivi ed entro 60 gg il Parlamento deve convertirli in legge. Parlamento che nel frattempo dovrebbe funzionare a pieno ritmo anche per dare il suo contributo. Ma dov’è il Parlamento? Non ci sono le bombe che piovono dal cielo come nelle guerre tradizionali, per cui in questi casi sarebbe logico evitare le sedi tradizionali e, magari, istituire una sede clandestina dove le funzioni possano essere svolte. Il nemico è – come mediaticamente viene detto – invisibile, ma gli accorgimenti per evitare che entri nelle attuali sedi del Parlamento ci sono, e quindi le stesse possono funzionare più o meno a pieno ritmo. il problema è che dovrebbe essere convocato in una sorta di seduta permanente, chè tutti i parlamentari siano presenti a svolgere le proprie funzioni in modo efficace e tempestivo, correggendo le inevitabili storture che fisiologicamente possono essere contenute in un provvedimento urgente e
perfezionando – forti del lavoro nelle commissioni e di un costruttivo dibattito in aula – le misure adottate per contrastare l’emergenza.
I parlamentari sono stati eletti anche per questo motivo e, in questo momento, la loro presenza sul territorio è marginale mentre dovrebbe/potrebbe essere fondamentale nella sede istituzionale. Così, eventualmente, i problemi che potrebbero presentarsi per le decisioni prese in emergenza, potrebbero essere attenuati e non più tali.
Crediamo che questo sia un dovere che i nostri eletti hanno nei confronti dei cittadini tutti: dei lavoratori, degli imprenditori e dei consumatori che sono i soggetti principali che devono sottostare all’emergenza e organizzarsi di conseguenza. Altrimenti tutto diventa molto precario e confusionario.
Le dichiarazioni dei vari politici hanno sicuramente i loro effetti, ma sono per l’appunto dichiarazioni. Si pensi a quando solo due giorni fa circolava insistentemente che sarebbero stati limitati gli accessi ai supermercati e le file gigantesche che si sono formate in tutte le città. E si pensi all’effetto contrario dopo l’annuncio del premier Conte, questa notte, che niente del genere era previsto, confortando le dichiarazione del capo della protezione civile che da alcuni giorni andava ripetendo che gli orari dei negozi più che ristretti (come chiedeva qualcuno, inclusi alcuni sindacati) andavano allargati. Ok: potere delle dichiarazioni e delle voci. Ma le certezze hanno bisogno di gambe. Tra queste sono essenziali nel gambe del Parlamento. Ci meritiamo e abbiamo bisogno di un Parlamento in seduta permanente. Grazie.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc