In questi giorni che stiamo cercando di fronteggiare l’emergenza sanitaria, esiste solo un consiglio da seguire, che si è trasformato in un hastag, #Io resto a casa. Restare a casa. Più facile a dirsi che a farsi.
Non sempre rimanere a casa è possibile e non facciamo riferimento alle comprovate esigenze lavorative. Ma ad un’esigenza molto più primaria, molto più basica.
Pensiamo ad un soggetto, magari immunodepresso, che ha bisogno di rinnovare la ricetta per andare in farmacia a ritirare un farmaco salvavita.
Essendo un soggetto immunodepresso dovrebbe evitare quanto più possibile i contatti con l’esterno.
Ed invece, almeno per il momento, questo soggetto deve recarsi dal proprio medico curante, attendere in fila con altre persone, che vogliamo sperare siano dal medico per reali ed improrogabili necessità e che non siano infette, prendere la ricetta e poi riattendere in coda fuori dalla farmacia.
Tutto questo, che apprendiamo da alcune segnalazioni giunte in Aduc, è assurdo.
Come si fa a garantire di rimanere a casa e a limitare la diffusione del contagio se poi si lasciano tante persone a rischio in coda per andare dal medico di famiglia?
Non sarebbe forse opportuno emanare delle linee guida a cui tutti i medici devono attenersi?
Non sarebbe opportuno tutelare effettivamente le persone immunodepresse o anziane?
Non sarebbe opportuno garantire, almeno per le categorie più a rischio, che il medico di base possa ricevere le richieste telefonicamente?
In modo che queste siano trasmesse sul fascicolo sanitario, o in altra modalità, in modo che la farmacia a cui ci si rivolge possa vederle e successivamente consegnarle a domicilio?
Comprendiamo che non tutti abbiano la tessera sanitaria attiva ma potrebbero essere effettuate anche altre scelte.
Del tipo: si telefona al medico curante, questo prepara la ricetta che verrà consegnata, su appuntamento, al paziente che poi, sempre su appuntamento, si recherà in farmacia.
Si potrebbe semplicemente dedicare delle giornate e orari alle persone che sono immunodepresse oppure anziane.
Se si vuole garantire la salute delle persone maggiormente a rischio occorre risolvere questa problematica.
Sara Astorino, legale, consulente Aduc