Parte dall’ultimo report settimanale dell’Iss il Presidente del Nursing Up, dove emerge che l’indice di contagio generale è nel range 0,95- 1,07, con un limite superiore che comprende l’uno e in crescita rispetto alla settimana precedente. Aumentano anche i casi per 100mila abitanti: 135 contro i 133 dello scorso periodo di valutazione, e non manca di menzionare anche che la media di chi si infetta nelle corsie è ancora altissima a un anno di distanza da quando tutto è cominciato: 200 professionisti al giorno nell’ultimo mese.
«In occasione di questa importante ricorrenza, ovvero la giornata nazionale dei Professionisti Sanitari, gli elogi nei confronti dei guerrieri del Covid potrebbero portarmi a disquisire all’infinito sui meriti di chi davvero si è immolato per difendere, in questo anno nefasto, la salute degli italiani senza risparmiarsi mai. Ma soprattutto potrei lasciarmi andare lanciando strali velenosi verso chi poteva e doveva contribuire a limitare i danni, ma invece è rimasto inesorabilmente a guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte alla realtà nuda e cruda dei numeri più spietati. Qui si parla di dati che disegnano un quadro desolante: 81 decessi ufficiali tra gli infermieri dall’inizio della pandemia. 7129 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni, di cui oltre 5mila (84,4% sono i dati INAIL relativi agli infermieri che si contagiano rispetto al resto del comparto sanitario) sono certamente professionisti di una categoria che ancora oggi viene martoriata quotidianamente.
Gli infermieri vengono martoriati due volte: sì perché da una parte ci pensa il nemico a cui ormai siamo abituati, un virus che ci ha sorpreso, ci ha colpito alle spalle quando era sconosciuto e virulento come non mai, e che oggi pur conoscendolo più a fondo, continua a farci del male. Perchè scalare le montagne a mani nude lascia segni sulle mani, comporta il triplo della fatica nelle braccia e nelle gambe e mette nella condizione di lasciare tante vittime per strada, che precipiteranno giù prima di arrivare alla meta. Ma consentitemi, nella Giornata Nazionale dei Professionisti Sanitari, ricordare che ogni giorno un avversario ben più pericoloso si organizza insidioso alle nostre spalle, pronto a depauperare tutti i nostri sforzi. Si chiama indifferenza: quella con cui gli infermieri gioco forza si sono abituati a vivere da tempo. Quella che disegna i contorni della disorganizzazione, dei turni massacranti ma soprattutto di una realtà contrattuale non ancora all’altezza del nostro valore, del nostro coraggio. Quello che meravigliosamente i cittadini hanno imparato ad apprezzare ancora di più rafforzando la stima nei nostri confronti, mentre la classe politica non conosce limiti, offendendoci con la loro gretta ottusità ogni volta che se ne presenta l’occasione!
Ma soprattutto, noi, che per combattere abbiamo addirittura imparato ad anestetizzare le nostre paure, offriamo sul campo una delle professionalità più complete e apprezzate a livello europeo eppure, ancora beffa delle beffe, siamo tra i peggio pagati nel Vecchio Continente. I nostri 1400 euro al mese di media urlano vendetta ogni giorno, ci fanno salire la rabbia all’acme!
I 100 euro lordi al mese di indennità specifica che siamo riusciti a conquistare, dopo anni di lotte, dimostrano che qualcuno ha ancora le orecchie per ascoltare, ma sono solo un contentino rispetto agli obiettivi, quei 500 euro al mese, che meritiamo di ottenere e per i quali sia certo che continueremo a lottare nei prossimi mesi.
Il Premier Draghi ha subito compreso, nella nuova ipotesi di riforma del piano vaccini, che occorrono strategia e professionisti capaci per portare a compimento la missione. Draghi, così come prima di lui gli altri, avrà da noi puntuali e precise risposte.
La nostra forza, la nostra determinazione, la nostra competenza, le nostre emozioni sono la spina dorsale del SSN più che mai ora, in questo delicato momento di emergenza, a un anno dall’inizio della Pandemia.
Come ho avuto modo più volte di ribadire in altre occasioni, Hanno foraggiato in ogni modo la cultura del precariato e dello sfruttamento della professione infermieristica, hanno consentito che gli infermieri scappassero dall’Italia, verso paesi che invece sono in grado di riconoscerli per quella professionalità e per quella competenza che l’Italia non è stata in grado di valorizzare.
In questo stesso giorno si celebra anche la giornata delle vittime della pandemia. Non possiamo non ricordarlo: dove c’è un infermiere, c’è un paziente.
I fiumi di parole non servono, mai come in questo caso il mio obiettivo deve essere quello di raccontare i fatti, celebrando con poche e semplici frasi, quanti non ci sono più. Ma anche quanti ogni giorno continuano a combattere nel ricordo di chi non ce l’ha fatta, rischiando di fare la stessa fine.
Diceva Jeremy Irons: “Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni”. Noi infermieri abbiamo imparato a guidarle entrambe queste macchine, e soprattutto abbiamo compreso che questo è il momento di tenersi ben saldi alla guida, per rendere giustizia ai nostri sogni, e affinchè il sacrificio dei tanti colleghi che ci hanno lasciati trovi un serio e doveroso riconoscimento.