I casi di contagio all’interno delle case circondariali aumentano, il Governo smetta di sottovalutare questo pericolo. I dati forniti dal Dap pochi giorni fa indicavano come positivi al virus 158 agenti, 37 detenuti, 5 tra il personale del comparto funzioni centrali. Numeri – soprattutto il secondo – che probabilmente sono solo la punta dell’iceberg.
I 4.000 detenuti che hanno abbandonato le carceri in risposta all’emergenza coronavirus tra il 29 febbraio e il 6 aprile non sono certo usciti grazie alle misure previste dal Cura Italia, bensì grazie al lavoro della magistratura e degli strumenti di cui già dispone. Cosa aspetta il Governo a intervenire? Assistiamo in tanti paesi a scarcerazioni di massa.
Tutti noi stati membri dell’Unione siamo sollecitati a fare lo stesso: il Consiglio d’Europa ci chiede di adottare con urgenza un piano per gestire l’emergenza sanitaria negli istituti di pena. L’Italia non può restare indietro: magistrati e giuristi ci indicano la strada. I circa 20mila detenuti che scontano una pena inferiore a tre anni per reati non gravi dovrebbero essere collocati automaticamente ai domiciliari almeno fino alla fine dell’emergenza. Chiediamo all’esecutivo, inoltre, di fare chiarezza sulle misure di protezione che si stanno adottando per i detenuti e il personale penitenziario, dichiara Giulia Crivellini, Tesoriera di Radicali Italiani.