La sospensione dei termini dell’accesso agli atti della pubblica amministrazione ulteriormente sospesi con il decreto legge n.23 dell’8 aprile 2020 e la deroga in materia di appalti pubblici, previste dal Cura Italia, rischiano insieme di compromettere trasparenza, informazione, sicurezza e protezione dei dati.
Per questo ci rivolgiamo alle ministre della Pubblica amministrazione e per l’Innovazione, Dadone e Pisano, affinché sia possibile portare avanti un confronto che conduca a modifiche indispensabili per preservare alcuni dei presidi alla base di uno stato democratico” dichiarano Massimiliano Iervolino, Segretario di Radicali Italiani e Leone Barilli, Comitato nazionale RI. “Comprendiamo i bisogni dettati dalla crisi che stiamo attraversando, ma una fase tanto delicata rende ancora più necessaria una attenzione estrema alla preservazione di tutti quegli strumenti e mezzi che consentono di mantenere saldo lo Stato di diritto.
In particolare, gli elementi ai quali Radicali Italiani fa riferimento sono:
- art.67 comma 3 del decreto, il quale sospende fino al 31 maggio 2020 la possibilità di accesso a dati e documenti della pubblica amministrazione. La sospensione riguarda “attività non aventi carattere di indifferibilità ed urgenza”, ma non viene specificato in cosa consistano questi caratteri e, soprattutto, chi è tenuto a eseguire tale valutazione. Sospendere l’accesso a dati e documenti della pubblica amministrazione senza motivarne le ragioni e senza disciplinare le fattispecie lede il diritto alla trasparenza e, di conseguenza, i principi costituzionali. Pur comprendendo le difficoltà delle amministrazioni a processare in modalità agile tutti i procedimenti, nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento questo aspetto non viene evidenziato a sufficienza e, al contrario, si legge che “il personale degli enti non fermerà interamente le lavorazioni in termini istruttori”;
- deroga in materia di contratti pubblici sull’acquisizione di beni e servizi informatici da parte della pubblica amministrazione: “ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione all’obbligo della gara” potrebbe consentire l’acquisto di beni e servizi facendo prevalere l’esclusivo criterio della economicità, relegando in secondo piano requisiti fondamentali come quelli della sicurezza informatica e della protezione dei dati. Il bisogno di adeguare, attraverso un sistema digitale efficiente, la pubblica amministrazione alle condizioni imposte dalle misure emergenziali, deve essere accompagnato dal pieno rispetto delle dovute garanzie riguardo alla sicurezza delle infrastrutture informatiche e in merito alla protezione di dati sensibili, sia di carattere strategico nazionale sia dei cittadini.