Al via in tutta Italia il programma di intervento straordinario “Non da soli” per affrontare la crisi dal punto di vista dei bambini: contrasto alla povertà educativa, sostegno alla didattica a distanza e alla genitorialità. Attenzione ai “bambini invisibili” che rischiano di uscire dal radar delle agenzie educative
Oggi in Italia, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – più di 1 famiglia con minori su 10 (l’11,3% del totale) vive in condizioni di povertà assoluta; tra i 750 mila nuclei monogenitoriali, circa il 17% è in povertà assoluta ed è in questa condizione anche quasi 1 famiglia su 3 (31%) tra quelle in cui entrambi i genitori sono stranieri. Iil 20% delle famiglie con minori è in condizioni di povertà relativa (20%) e corre il rischio concreto di cadere in povertà assoluta.
A questa “emergenza nell’emergenza”, si aggiungono poi le difficoltà incontrate dai molti genitori che lavorano (sono oltre 3,8 milioni le coppie con figli minorenni in cui entrambi i genitori lavorano) nell’affrontare una riorganizzazione familiare in seguito alla chiusura delle scuole. In Italia, solo una famiglia con figli su quattro può contare sull’aiuto gratuito di persone vicine, come i nonni e altre figure adulte di riferimento. Date le carenze strutturali nei meccanismi e nei servizi di conciliazione tra tempi di lavoro e di vita familiare, sono in particolare i lavoratori precari e le madri lavoratrici – su cui pesa quella che gli studiosi chiamano la Child Penalty – a dover essere sostenuti in questo frangente.
Per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, l’Organizzazione, riconoscendo l’attenzione del Governo manifestata in queste ore, richiama la necessità di far usufruire della possibilità di assentarsi dal luogo di lavoro per accudire i figli minorenni alternativamente entrambe i genitori, per tutelare le mamme lavoratrici – già mosche bianche nel nostro Paese – e poter così dividere equamente il carico di cura più impegnativo durante la fase dell’emergenza.
Per evitare il rischio di un aumento delle disuguaglianze, è necessario inoltre sostenere le scuole attraverso il rafforzamento dell’accesso gratuito ad internet, per supportare i più di 8 milioni di studenti oggi alle prese con la didattica a distanza.
“Non bisogna dimenticare i bambini “invisibili” che rischiano di uscire definitivamente dal radar delle agenzie educative; per loro importante attivare da subito progetti speciali sul campo”, ha sottolineato Raffaela Milano.
E’ in particolare per i bambini e ragazzi che vivono nelle condizioni di maggior fragilità socio economica che Save the Children ha avviato, a fronte della crisi in atto e per partecipare allo sforzo collettivo del Paese, un programma straordinario di intervento “Non da soli”, per rispondere alla crisi dal punto di vista dei bambini, con interventi mirati a contrastare la povertà educativa, sostenere la genitorialità e promuovere la didattica a distanza. Il progetto prevede, tra l’altro, la distribuzione alle famiglie dei bambini e ai ragazzi che vivono nelle condizioni più difficili di dispositivi elettronici e delle connessioni indispensabili per proseguire il loro percorso educativo, di materiale per il gioco e lo studio, attività educative e di sostegno allo studio a distanza, realizzazione di webinar per i docenti, sostegno ai genitori e alle figure familiari di riferimento oltre che, naturalmente, azioni informative sui comportamenti da tenere per la prevenzione sanitaria.
Tutte le equipe educative di Save the Children e delle associazioni partner sul territorio – dai “Punti Luce”, alle scuole Fuoriclasse – sono operative, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie, per garantire un sostegno continuativo a tutti i bambini e alle loro famiglie, anche attraverso le opportunità offerte dalle reti digitali. “Con questo progetto vogliamo essere vicini ad ogni bambino, ancorché a distanza, e garantire alle famiglie che vivono in situazioni di disagio un contatto costante e un aiuto concreto” ha concluso Raffaela Milano.