Associazione Vittime del Dovere: “Siamo sbigottiti, vicinanza alle famiglie delle vittime”…
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione, gettando nello sconforto i familiari delle Vittime così come l’Associazione Vittime del Dovere, costituitasi parte civile e rappresentata dall’Avv. Stefano Maccioni.
“Apprendiamo con amarezza ed esprimiamo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime per una decisione che ovviamente ci lascia sbigottiti considerato quanto accaduto. Evidentemente è stato ritenuto che il primo processo fosse il processo principale e che gli unici responsabili fossero coloro i quali causarono l’incidente sulla nave e non invece chi dispose la costruzione della Torre piloti in quel luogo. Questo verdetto arriva nel giorno dell’anniversario della tragedia e in un periodo storico di lutto con l’attenzione nazionale rivolta ai numerosi incidenti sul lavoro che hanno causato recentemente altre vittime e feriti. È un momento che dovrebbe invitare ad una riflessione più ampia sulle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’importanza di prevenire simili tragedie” commenta l’Associazione Vittime del Dovere.
Alle 23:05 del 7 maggio 2013, un evento tragico sconvolse Genova e segnò per sempre la sua storia. Mentre stava lasciando il porto con destinazione Napoli, la motonave Jolly Nero entrò in collisione con la Torre dei Piloti, provocandone il crollo. Al momento dell’impatto, la torre ospitava una decina di persone, ma nonostante i soccorsi tempestivi, solo quattro operatori furono trovati vivi. Nei giorni successivi, il doloroso compito di recuperare i corpi delle vittime. Tra di loro, Sergio Basso, operatore radio dei rimorchiatori, 50 anni, di Vernazza; Maurizio Potenza, operatore radio dei piloti, 50 anni, di Genova; Michele Robazza, pilota, 44 anni, di Pistoia; Francesco Cetrola, maresciallo, 38 anni, di Santa Marina; Marco De Candussio, capo di prima classe, 39 anni di Fornaci di Barga; Davide Morella, sottocapo di prima classe, 33 anni di Biella; Giuseppe Tusa sottocapo di seconda classe, 30 anni, di Milazzo; Daniele Fratantonio, sottocapo di terza classe, 30 anni, di Rapallo; e Giovanni Iacoviello, sergente, 35 anni, di Carrara.
La Sig.ra Adele Chiello, mamma di Giuseppe Tusa nel corso di un’intervista aveva già commentato aspramente le motivazioni dell’assoluzione in Appello “Non costituisce reato perché il pericolo non era prevedibile, era astratto. E quando diventa concreto un pericolo? Quando muoiono i figli nostri? Io l’ho detto al Presidente della Corte: se fosse stato suo figlio avrebbe condannato il suo datore di lavoro? Perché io questo figlio l’ho consegnato allo Stato”.