Corte Ue: l’Italia recuperi l’Ici non versata dalla Chiesa e dal no profit

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Con decisione del 19 dicembre 2012 1, la Commissione ha dichiarato che l’esenzione dall’imposta
comunale sugli immobili («ICI») concessa dall’Italia agli enti non commerciali (come gli istituti
scolastici o religiosi) che svolgevano, negli immobili in loro possesso, determinate attività (quali le
attività scolastiche o alberghiere) costituiva un aiuto di Stato illegale. La Commissione non ne ha
tuttavia ordinato il recupero, ritenendolo assolutamente impossibile. La Commissione ha affermato,
inoltre, che l’esenzione fiscale prevista dal nuovo regime italiano dell’imposta municipale unica
(«IMU»), applicabile in Italia dal 1° gennaio 2012, non costituiva un aiuto di Stato.
L’istituto d’insegnamento privato Scuola Elementare Maria Montessori («Scuola Montessori») e il
sig. Pietro Ferracci, proprietario di un «bed & breakfast», hanno chiesto al Tribunale dell’Unione
europea di annullare tale decisione della Commissione. Essi hanno lamentato, in particolare, che
tale decisione li ha posti in una situazione di svantaggio concorrenziale rispetto agli enti
ecclesiastici o religiosi situati nelle immediate vicinanze che esercitavano attività simili alle loro e
potevano beneficiare delle esenzioni fiscali in questione.

Lo Stato italiano deve recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa e dal no profit: è quanto hanno stabilito i giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, annullando la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che avevano sancito “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative” nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi. I giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere “difficoltà interne” all’Italia”. Respinto invece ricorso sull’Imu.

Il ricorso accolto dalla Corte di giustizia è stato promosso dalla scuola elementare Montessori di Roma contro la sentenza del Tribunale Ue del 15 settembre 2016 che in primo grado aveva ritenuto legittima la decisione di non recupero della Commissione europea nei confronti di tutti gli enti non commerciali, sia religiosi sia no profit, di una cifra che, secondo stime dell’Anci, si aggira intorno ai 4-5 miliardi. La Commissione aveva infatti riconosciuto all’Italia l'”assoluta impossibilita’” di recuperare le tasse non versate nel periodo 2006-2011 dato che sarebbe stato “oggettivamente” impossibile sulla base dei dati catastali e delle banche fiscali, calcolare retroattivamente il tipo d’attività (economica o non economica) svolta negli immobili di proprietà degli enti non commerciali, e calcolare l’importo da recuperare.

La Montessori, sostenuta dai Radicali, nell’aprile 2013 fece ricorso contro la Commissione, ma nel 2016 il Tribunale Ue confermò appunto l’impossibilità di recuperare quanto dovuto. La Corte di giustizia, pronunciatasi in Grande Chambre, ha invece annullato sia la decisione della Commissione europea che la sentenza del Tribunale Ue, spiegando che tali circostanze costituiscono mere “difficoltà interne” all’Italia, “esclusivamente ad essa imputabili”, non idonee a giustificare l’emanazione di una decisione di non recupero. La Commissione europea, si legge nella sentenza, “avrebbe dovuto esaminare nel dettaglio l’esistenza di modalità alternative volte a consentire il recupero, anche soltanto parziale, delle somme”. Inoltre, ha ricordato che i ricorrenti erano situati “in prossimità immediata di enti ecclesiastici o religiosi che esercitavano attività analoghe” e dunque l’esenzione Ici li poneva “in una situazione concorrenziale sfavorevole (..) e falsata”. La Corte di giustizia ha ritenuto invece legittime le esenzioni dall’Imu, l’imposta succeduta all’Ici, introdotte dal governo Monti, anch’esse oggetto di contestazione da parte dei ricorrenti.