Un bambino che presenta un disturbo neuropsichiatrico ha tre volte in più la possibilità di contrarre il COVID-19 rispetto ad un coetaneo, il doppio delle possibilità di essere ricoverato a causa dell’infezione e ben sei volte più alta la possibilità di complicanze gravi, anche fatali, legate all’infezione virale. Sono alcune delle conclusioni di un recente studio americano pubblicato a fine 2021 su Pediatric, secondo cui anche l’impatto sulla salute mentale per un minore può essere due volte più dannoso rispetto ai bambini con sviluppo tipico.
Secondo la SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, bambini e adolescenti con disturbi del neurosviluppo, patologie psichiatriche e neurologiche, devono essere considerati soggetti ad alto rischio per le conseguenze della pandemia, e la loro fragilità è un motivo in più per essere vaccinati e non una controindicazione all’esecuzione della vaccinazione.
Benché meno letale delle precedenti, la variante Omicron è estremamente contagiosa, colpisce con grande frequenza i bambini e gli adolescenti (quasi un milione di casi nella fascia 0-19 dal 24 dicembre ad oggi nell’ultimo rapporto ISS, e un’incidenza doppia rispetto alla popolazione generale) e può determinare quindi molteplici conseguenze anche gravi sia direttamente sulla salute fisica che sulla quella mentale, con un rischio quindi molto superiore a quello correlato alla vaccinazione. Come evidenziato anche nel report del Centre for Disease Control statunitense condotto su oltre 8 milioni di vaccini somministrati nella fascia di età 5-11, il rischio correlato alla vaccinazione è dello 0,05% (eventi avversi del vaccino, tutti reversibili e per la maggior parte lievi). Nel caso dell’infezione invece i sintomi gravi riguardano lo 0,20 % dei bambini e quelli lievi il 16,76%.
“Fermo restando il consiglio alle famiglie di rivolgersi allo specialista di riferimento del proprio bambino per un parere individualizzato e personalizzato in relazione alla specifica patologia – spiega la prof.ssa Elisa Maria Fazzi, presidente della SINPIA e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia – è importante rendersi conto che non solo la gravità dell’infezione e le sue conseguenze non sono equamente distribuite nella popolazione infantile, ma il ricovero ospedaliero e le cure mediche intensive possono essere traumatiche e particolarmente difficili da affrontare, l’isolamento e la quarantena quasi impossibili da gestire. Un’eventuale interruzione o discontinuità delle cure complesse di cui questi bambini, necessitano hanno poi un impatto pesante sulla loro salute e qualità di vita. I bambini e ragazzi che curiamo hanno bisogno, anche più dei loro coetanei, di frequentare i normali contesti di vita, la scuola, i luoghi di socializzazione, le terapie, i servizi, limitando il più possibile la durata di quarantene e isolamento. Per questo motivo – conclude la professoressa Fazzi – è fondamentale incentivare la vaccinazione, considerando con attenzione le incertezze e dubbi, più che comprensibili, che vivono i genitori di questi bambini”.
Un minore che vive una condizione di disturbo neuropsichico può avere maggiori difficoltà nell’uso costante delle mascherine, nella gestione del distanziamento, nel modificare routine quotidiane fondamentali per il suo equilibrio psichico, nonché nel vedere necessariamente ridotte le persone che si occupano di lui.
Proprio a causa della maggiore vulnerabilità di bambini e ragazzi con disturbi neuropsichici, il vaccino può giocare un ruolo di fondamentale protezione per la loro salute fisica e mentale.
SINPIA intende rassicurare quei genitori di bambini con disturbi neuropsichiatrici che comprensibilmente possono avere molte perplessità legate alla vaccinazione dei propri figli. A pesare sulla loro decisione concorrono molti elementi, primi tra tutti il timore di maggiori rischi e conseguenze legate alla vaccinazione, soprattutto per situazioni complesse o rare, ma anche la preoccupazione di far vivere al proprio figlio una possibile esperienza traumatica. A volte più semplicemente c’è la tendenza a rimandare, per il sovraccarico di fatica dopo due anni di Pandemia, e un generale senso di sfiducia nel sistema sanitario a causa di esperienze pregresse, dell’eccesso di informazioni contradditorie e della mancanza di indicazioni specifiche per i casi particolari.
“Sappiamo che ogni situazione è unica e che per questo i genitori possono avere molti dubbi sull’opportunità di vaccinare il proprio figlio – spiega Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS «Ca’ Granda» Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – E’ fondamentale che possano condividerli con i loro neuropsichiatri infantili di riferimento, per poter prendere la miglior decisione possibile in base alle conoscenze più aggiornate, valutando attentamente pro e contro di ogni specifica situazione, perché convivere con l’incertezza in solitudine è sempre molto faticoso. Quello che oggi sappiamo è che per quasi tutti i disturbi neuropsichici vaccinarsi è sicuro ed è importante farlo al più presto, per limitare al massimo sia il rischio per la salute fisica sia l’impatto negativo sulla salute mentale di quarantena, isolamento e restrizioni dei contatti sociali. Garantire la massima protezione ai bambini e alle famiglie, perseguendo quel difficile equilibrio tra strategie a supporto della salute mentale e strategie di prevenzione del contagio è un obiettivo fondamentale del nostro lavoro.”
La SINPIA è un’Associazione Scientifica che ha per scopo la tutela della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, lo sviluppo della ricerca e della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatriche dell’infanzia e dell’adolescenza (da 0 a 18 anni) e di tutti i disordini dello sviluppo del bambino nelle sue varie linee di espressione (motoria, comunicativo-linguistica, cognitiva, affettiva e relazionale).