Dall’inizio dell’emergenza epidemiologica ammontano a 23,2 milioni gli italiani che hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti. Inoltre, si sono aggiunte ben 600 mila persone in più tra i poveri. Due milioni sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia, mentre 9 milioni di italiani hanno integrato i redditi da familiari o banche. I desolanti dati sono contenuti nel secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute”, pubblicato in queste ore.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Questi dati giustificano in modo ancora più rilevante la nostra richiesta formulata al Parlamento, attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio 2021 predisposta dal governo e adesso al vaglio del Parlamento, di introdurre un salario minimo legato all’andamento del costo della vita. Per delle categorie professionali particolarmente svantaggiate, come i precari e tutti coloro che percepiscono stipendi bassi, devono assolutamente scattare delle salvaguardie economiche. A questo proposito ricordo che la Commissione europea sta lavorando a una direttiva, la 2020/0310 (COD), da adottare in tutti i paesi membri, proprio per definire i livelli minimi salariali”.
“Cinque milioni di italiani hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, 7,6 milioni di famiglie hanno avuto un peggioramento del tenore di vita. Il 60% degli italiani ritiene che la perdita del lavoro, o del reddito, sia un evento possibile che lo può riguardare nel prossimo anno”: sono dati che fanno pensare quelli che emergono dal secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute”. Nel Rapporto spicca anche il gender gap tra uomini e donne: vi sono ben 20 punti di differenza nel tasso di occupazione e, in questo periodo, il tasso di occupazione delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini.