Arrivano notizie promettenti sul vaccino anti-Covid che vede capofila la multinazionale Astrazeneca, la Oxford University e l’italiana Irbm di Pomezia. L’efficacia alla prima somministrazione è del 70% ma sale al 90% dopo la seconda.
Tra i pregi c’è il costo molto basso e la conservazione che dovrebbe essere più facile rispetto ai vaccini delle altre company con impatti positivi per ciò che concerne il trasporto soprattutto verso le aree più povere della terra. A commentare la notizia sui risultati del candidato vaccino, diffusi nelle prime ore di questa mattina, su quante dosi sono necessarie perché il soggetto si immunizzi e qual è il costo per il singolo cittadino che ne farà richiesta l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Matteo Liguori, Ad dell’Irbm.
– Oggi è stato annunciato che il vaccino Astrazeneca- Oxford e Irbm ha un efficacia media pari al 70% ma con una dose e mezza si arriva al 90% . Sembrerebbe un risultato meno incoraggiante rispetto a quello di altre aziende ma il vantaggio molto grande e’ quello di essere facile da conservare basta il semplice frigorifero. Come stanno le cose e dopo quanto tempo un soggetto si immunizza in termini di giorni? Cioe’ tra l’una e l’altra dose quanto tempo deve intercorrere?
“E’ bene fare un po’ di chiarezza su come leggere i numeri. Quando si disegna un piano di sperimentazione in fase clinica di fase 3 ci sono differenti tipologie di somministrazione che vengono definite proprio per comprendere quella che ha maggiore efficacia. Si è visto che con la somministrazione di mezza dose e il richiamo con una dose classica dopo un mese, l’efficacia risulta del 90% con una ottima tollerabilità in particolare per le persone più anziane. La media a cui si fa riferimento è un valore assoluto ma non è utile dal punto di vista tecnico. Si sta definendo ancora qual è la tipologia di somministrazione più efficace. Siamo giunti ora alla fase di ‘Interim analysis’ e abbiamo perciò i dati utili per fare una statistica funzionale a validare il progetto. Continuiamo a raccogliere i dati dei trial in corso ma allo stesso tempo è partita la richiesta di approvazione agli enti regolatori. I dati nello specifico sono quelli che emergono da uno studio in Brasile e in Uk ma è in programma di estendere i piani di sviluppo dei trial clinici anche in Italia a breve. Per ciò che concerne l’immunizzazione possiamo dire che il soggetto è immunizzato sicuramente per la durata del trial che è di 6 mesi. Per capire di più in tal senso bisogna aspettare i dati monitoraggio clinico ancora in corso”.
– Quando ci si potra’ vaccinare in Italia e quante dosi sono previste dall’accordo con il Governo sottoscritto mesi fa?
“Le dosi sono già in corso di produzione su scala nazionale, europea e globale. Ci sarà una progressiva distribuzione del vaccino man mano che questo verrà prodotto. Il target è avere tre miliardi di dosi nel corso del prossimo anno funzionali a soddisfare la scala globale. In Italia arriveranno dai 2 ai 3 milioni dosi nei prossimi due mesi quindi non appena l’Ema e l’Aifa approveranno il vaccino ci potrà essere la distribuzione e la commercializzazione su scala mondiale. Irbm-Advent pur mantenendo la propria vocazione e per la ricerca e sviluppo, ha messo a disposizione di AstraZeneca e del Governo la propria capacità produttiva di milioni di dosi che potranno rientrare nella capacità distributiva di Astrazeneca, pur essendo il nostro core businness lo sviluppo di nuovi farmaci e/o vaccini”.
– Quanto costa ogni fiala di vaccino e le ripropongo una domanda
che le feci tempo fa, quando lo troveremo tra gli scaffali della farmacia?
“Questo di oggi è il passaggio che segna un momento importante che ci consente di vedere luce dal fondo del tunnel. Il vaccino cambierà l’approccio al Coronavirus. Il grande merito di Astrazeneca, voglio sottolinearlo, è di aver portato a una progettualità su scala mondiale e aver perseguito una politicano profit durante tutto il periodo della pandemia e perciò il vaccino verrà venduto a 2,80 euro. Con l’inizio dell’anno nuovo, ma questo dipende dall’iter di approvazione, ragionevolmente potremo trovarlo tra gli scaffali delle farmacia. Certamente le prime dosi verranno distribuite al personale sanitario e alle categorie fragili. Ma siamo vicini al momento in cui avremo a disposizione altri strumenti e nuove strategie diverse da lockdown, mascherine e distanziamento”.
– Uno degli scienziati italiani, il dottor Crisanti, ha dichiarato che lui non farebbe a gennaio il vaccino… ‘Conviene vedere se ci sono reazioni’. Una dichiarazione del genere sicuramente non aiuta l’opinione pubblica anzi genera maggiore confusione in un periodo già molto complesso a livello socio-sanitario. Qual è l’iter, anche se ‘di emergenza’ di approvazione di un vaccino? E’ sicuro?
“Se non ci trovassimo di fronte a una situazione così catastrofica commenterei che ci sarà un vaccino disponibile per un’altra persona. Gli enti regolatori che approveranno uno o più vaccini contro il Covid non dipendono da alcun interesse se non quello di salvaguardare la salute pubblica. Ognuno può esprimere la sua opinione ma quello che conta è se un vaccino è approvato da un ente regolatorio, vuol dire che è sicuro. Astrazeneca ha anche una modalità molto trasparente e informativa di comunicare, nonostante la complessità che genera una informazione del genere ad una platea di non addetti ai lavori. Le posso dire che io farei tranquillamente il vaccino e con me la mia famiglia. Non c’è interesse a far male alle persone anzi oggi stiamo per tagliare quel traguardo che tutti sognavamo dall’inizio dell’emergenza. Sono sicuro che entro febbraio ci saranno diversi vaccini in distribuzione”.