Cassa integrazione Covid di marzo tagliata per circa 6 milioni di persone, con una riduzione dell’ammortizzatore sociale da 110 euro a 280 euro. Un danno enorme, causato da un vuoto legislativo, che colpisce sia i lavoratori sia le aziende. Lo denuncia Unimpresa che già a marzo aveva avvertito il governo in relazione a un “buco” normativo cagionato da due norme non collegate fra loro. La prima norma in questione è la legge di bilancio per il 2021 che ha esteso la cassa Covid per 12 settimane a partire dal 1 gennaio di quest’anno e dunque fino al prossimo 25 marzo; la seconda norma è stata introdotta dal decreto “ristori”, che prevede 13 settimane di cig per tutte le aziende e 28 settimane per quelle non coperte da cassa integrazione ordinaria, ma con decorrenza 1 aprile.
«Il grido di allarme lanciato da Unimpresa già lo scorso 22 marzo 2021 e le denunce provenienti dal mondo sindacale hanno lasciato a oggi del tutto indifferente il governo presieduto da Mario Draghi che probabilmente trascura il danno immenso provocato in questi giorni ad imprese e lavoratori a causa di un buco normativo per la Cassa integrazione Covid-19. In queste ore infatti i lavoratori e le imprese che stanno ricevendo le buste paga della mensilità di marzo 2021 troveranno brutte sorprese a causa di un vuoto tra due distinti provvedimenti adottati, uno dal precedente governo Conte con la legge di bilancio per il 2021 che prevedeva 12 settimane di cassa integrazione dal 1 gennaio 2021 al 31 marzo 2021, e l’altro dall’ultimo decreto “sostegni” che prevede 13 settimane (o 28 settimane per le aziende non coperte da cassa integrazione ordinaria), ma che decorrono dal 01 aprile 2021» spiega il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.
«La maggior parte dei lavoratori si vedrà coperti da cassa integrazione fino al 20 o al 25 marzo 2021 restando privi di ogni tutela per i giorni seguenti e comunque fino al 31 marzo 2021. Ma non è finita qui in quanto, per le aziende industriali che accedono alla cassa integrazione ordinaria il nuovo periodo di 13 settimane potrà partire solo dal 5 aprile 2021(e non dal 1 aprile) perché il sistema informatico Inps non concede la possibilità per queste aziende di fare richiesta in un giorno diverso dal lunedì ed il primo lunedì di aprile è il 5. Risultato finale: ogni lavoratore in cassa integrazione perderà per il solo mese di marzo dai 3 agli 8 giorni di ammortizzatore sociale (danno stimato per ciascun lavoratore dai 110 ai 280 euro) ai quali si aggiungerà il danno dei primi giorni di aprile, somme che diventano mostruose (si stimano dai 200 ai 500 milioni) se moltiplicate per la platea di milioni di lavoratori in cassa integrazione in questi mesi, con il rischio che tali somme vengano richieste alle nostre aziende che si troverebbero a sborsare stipendi e contributi nonostante molte di esse siano ancora costrette alla chiusura dall’attuale lockdown. Chiediamo al ministro del Lavoro di porre immediatamente rimedio con un provvedimento ad hoc che conceda retroattivamente la possibilità di recuperare queste risorse senza aggravare la situazione già drammatica delle aziende e dei loro lavoratori» aggiunge Assi.