In un anno la spesa per interessi sale del +258% per le imprese e del +154% sui mutui. “Grave impatto su investimenti e consumi”. Per le imprese sempre più difficile accedere ai piccoli finanziamenti. Ormai non più rinviabili nuove norme e incentivi per il microcredito…
In soli 9 mesi, la BCE ha riportato i tassi di interesse ai livelli dell’ottobre 2008, ossia di 15 anni fa. Una strategia che si traduce in stangata per le imprese e le famiglie. Nell’ultimo anno il tasso d’interesse sui prestiti alle società non finanziarie è passato dall’1,09% al 3,90% e quello sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è passato dall’1,49% al 3,79%. Questo significa che la spesa per interessi sui prestiti alle imprese nell’ultimo anno si è incrementata del 258% e sui mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni del 154%. E con l’incremento del tasso di riferimento stabilito dalla BCE il 16 marzo di ulteriori 0,50% tale incremento di spesa per interessi sarà ancora più elevato nel prossimo mese.
Così Confesercenti.
La stretta avrà un inevitabile impatto sulle attività economiche e sulle famiglie. Ipotizzando che vadano a rinnovo tutti i prestiti in scadenza, la spesa per interessi di famiglie e imprese è destinata a salire da qui a fine 2024 da 4,4 a 11,2 miliardi. Circa 1,6 milioni di famiglie hanno visto aumentare fortemente le rate del mutuo: su un importo di 600 euro, l’aggravio – considerando anche l’ultimo aumento dei tassi – è stimabile in 160 euro in più. Dal lato dei consumi, in un periodo già contrassegnato da molte incertezze e con un’inflazione che comprime il reddito disponibile delle famiglie, la nuova politica monetaria ridurrà quest’anno dello 0,2% l’incremento della spesa, che si fermerà quindi allo 0,5% compromettendo così l’espansione del PIL.
I rialzi dei tassi hanno un impatto rilevante sulla spesa delle famiglie. Proseguire ancora in questa direzione rischia di mettere in forse la già fragile ripresa dei consumi. E anche di annullare i possibili effetti positivi dell’eventuale riduzione dell’imposizione sulle famiglie in seguito alla riforma del fisco. Oltre i consumi, preoccupano anche i segnali di restrizione creditizia, che inizia già oggi a manifestarsi con una flessione dello stock dei prestiti in essere. Per le attività di minori dimensioni, poi, il credito non è diventato solo più costoso, ma anche di più difficile accesso. In particolare, per piccoli finanziamenti, essenziali per le micro, piccole imprese: l’attuale normativa nazionale ed europea, infatti, spinge le banche a prediligere il rilascio di prestiti di maggiore importo alle imprese medio-grandi. Su questo fronte, è urgente intervenire con nuove norme ed incentivi che favoriscano il Microcredito, uno strumento che può supplire all’inefficienza creatasi nel segmento del mercato del credito costituita dalla mancata offerta di credito di importo contenuto e aiutare le attività di minori dimensioni ad affrontare l’aggravio di costi derivanti dall’inflazione, dai conflitti internazionali e dall’elevata variabilità dei tassi”.